Il Principe Igor, la composizione più importante di Borodin, di cui questa sera è stata eseguita l’Ouverture, si volge a una linea melodica ampia, lirica e cantabile. «Secondo il mio parere» – scrisse il compositore – «nell’opera i dettagli, le minuzie, le piccole forme non dovrebbero esistere, tutto deve essere composto secondo formule ampie, chiare, di facile esecuzione. Le voci devono essere portate in primo piano, mentre l’orchestra in secondo.» Due dunque i pregi maggiori dell’opera: le grandi arie di tutti i protagonisti e la novità dei temi ‘orientali’ (le danze delle fanciulle polovesiane, la marcia dei guerrieri ecc.) ottenuta, dopo attenti studi sulle testimonianze musicali del folklore polovesiano, con ritmi languidi, forti e leggeri insieme, esuberanti, impetuosi e sensuali.Nelle Steppe dell’Asia Centrale ritroviamo una dei pezzi più coinvolgenti della letteratutra russa:il poema sinfonico fu scritto da Borodin in occasione delle celebrazioni del 25° aniversario del regno di Alessandro II, festeggiamenti che non furono mai realizzati a causa dell’assassinio dello zar. Tre le melodie che interagiscono: un tema “russo” (clarinetto e corno), un tema “orientale (corno inglese) e infine il tema del viaggio, quello della carovana araba scortata dalla scorta armata russa.Dedicata a Johannes Brahms, la seconda parte del concerto, con la Sinfonia n. 3 in Fa maggiore, Op. 90. Scritta nell’estate del 1883 a Wiesbaden, quasi sei anni dopo il completamento del precedente lavoro sinfonico, la Seconda, è la Sinfonia più breve e più “moderna”, l’unica in cui il tema del primo movimento ritorna alla fine della composizione.