L’estate è alle porte. Dopo una lunga e stancante stagione invernale è finalmente arrivato il momento di staccare la spina, infilare un costume in valigia e… via! Verso il relax e il divertimento…Sempre in compagnia di un buon libro, quello che preferite. Che ne dite di quelli che vi proponiamo?

Uno struggente ritratto della working class newyorchese del secolo scorso; il racconto delle peripezie di quattro ragazzi in una città distrutta dai bombardamenti alleati; un romanzo sul ricordo di un amore finito; un thriller mozzafiato, dalla suspense travolgente. Tutti per Neri Pozza.

Domani andrà meglio
Betty Smith
Sul finire degli anni Quaranta, Margy Shannon cammina per le vie gelide dell’estremità meridionale di Long Island, dove da un secolo e mezzo sbarcano e si accampano i migranti di mezzo mondo: irlandesi, polacchi, italiani… Non è usuale che una ragazza di diciassette anni passeggi sola per strada, in una fredda sera di gennaio. Margy, però, non è una ragazza qualsiasi, è una giovane donna indipendente. Ha lasciato la scuola a sedici anni per trovare un lavoro e avere quel gruzzolo necessario a poter immaginare la propria via nel mondo.

Da qualche tempo è lettrice della corrispondenza alla Società di Spedizioni Thomson-Jonson, che ha gli uffici e i magazzini vicino ai docks di Brooklyn, a un’ora di tram da casa sua. Tuttavia a Margy non interessa l’indipendenza puramente materiale. Quello che le sta davvero a cuore è sfuggire all’opprimente Flo, sua madre, una donna fredda e severa che, con le sue continue lamentele, ha avvelenato la vita sua e di suo padre. Pubblicato per la prima volta nel 1947, dopo il considerevole successo di Un albero cresce a Brooklyn, Domani andrà meglio è uno struggente romanzo che mostra come il desiderio di riscatto sia capace di piegare ogni condizione, per quanto misera possa essere.
Lux
Eleonora Marangoni

Ci sono molti modi di trasformare qualcuno in un fantasma, e Thomas Edwards si è scelto il suo. La sua vita non ha proprio niente che non va: Tom è un giovane italoinglese di buona famiglia, che abita a Londra e viaggia spesso per lavoro. Architetto, gestisce con successo uno studio di light design, e da quasi un anno fa coppia fissa con Ottie Davis, una chef in carriera con un figlio di sette anni, Martin. Ma Thomas abita il mondo solo in superficie: schivo e in parte irrisolto, lascia che la vita scorra senza pensarci troppo; il suo ricordo di un amore finito, quello per Sophie Selwood, è una presenza costante e tangibile, che illumina gli eventi e le cose che lo circondano, e ci racconta di come l’amore, o il ricordo dell’amore, possano trasformarsi in una composta e implacabile ossessione.
Il cielo è rosso
Giuseppe Berto

Nel 1944 Berto è «prigioniero di guerra» a Hereford nel Texas, in uno di quei campi americani in cui sono reclusi tutti quelli che si rifiutano di dichiararsi «prigionieri collaboratori». Tra coloro che si aggirano nelle baracche a Hereford figurano futuri rinomati scrittori come Dante Troisi e Gaetano Tumiati, che affascina non poco Berto con le sue letture di Faulkner, Hemingway e Steinbeck, e pittori come Alberto Burri. Nel campo nascono, e circolano in copia unica, varie riviste letterarie. Al principio dell’estate ’44, mosso da «un senso di acuta responsabilità» per la parte di colpa da lui avuta nella catastrofe della guerra, Berto decide di scrivere un romanzo intitolato La perduta gente. Rientrato in Italia nel febbraio del ’46, sottopone il manoscritto a Giovanni Comisso che, entusiasta, lo spedisce subito a Leo Longanesi, accompagnandolo con una lettera in cui non esita ad affermare che il romanzo «rappresenta una svolta nella letteratura italiana».

L’opera esce da Longanesi negli ultimissimi giorni del 1946 con il titolo Il cielo è rosso, un’espressione che l’editore prende dai Vangeli. Il cielo è rosso racconta le peripezie di quattro ragazzi, tra i quindici e i diciassette anni, in una città distrutta dai bombardamenti alleati. Quattro ragazzi resi orfani dalle traversie della vita e dalla violenza del conflitto.
Ellie all’improvviso
Lisa Jewell

CLaurel Mack ricorda bene com’era la sua vita dieci anni prima, quando aveva tre figli anziché due: un accumulo di faccende da sbrigare, crucci e bollette scadute. Una vita che, con il senno di poi, le appare assolutamente perfetta. Perché una mattina, sua figlia Ellie, la figlia prediletta, quella con cui andava maggiormente d’accordo e di cui era più orgogliosa, era uscita di casa e non era più tornata.

Da quel giorno di maggio del 2005 in cui Ellie è svanita nel nulla, non ci sono stati sostanziali sviluppi nelle indagini sulla sua scomparsa. Felpa nera con il cappuccio, jeans sbiaditi e scarpe da ginnastica bianche, Ellie era una qualsiasi adolescente con uno zainetto in spalla quando è stata avvistata l’ultima volta in Stroud Green Road, alle dieci e quarantatré del mattino: da quel momento le sue tracce si sono perse nel nulla, al punto che persino la polizia si è rassegnata e ha liquidato il caso come la fuga da casa di una ragazzina ribelle.

Attraverso una prosa serrata, che non perde mai il ritmo, Lisa Jewell consegna al lettore un thriller mozzafiato, dalla suspense travolgente. Una storia dove niente è quello che sembra e tutte le certezze della vita possono infrangersi come uno specchio troppo fragile.