Il film in questione non parla di animali…no non siamo allo zoo. Sandrone (Claudio Bisio), detto Gorilla, soffre sin da bambino di una particolare forma di sdoppiamento della personalità. Per guadagnarsi da vivere si “diletta” ad essere un investigatore senza licenza. Incapace di dormire, in lui convivono due personalità: la prima, Sandrone, è gentile, disillusa e impacciata, la seconda, il Socio, è sicura, violenta e razionale. Dopo l’ennesimo ricovero ospedaliero, Sandrone decide di fare da accompagnatore ad un vecchio attore americano dimenticato (il premio Oscar Ernest Borgnine). La sua nostalgica attività verrà scossa dalla conoscenza con Vera (Stefania Rocca) ragazza alla quale hanno ucciso il fidanzato albanese (Kledi Kadiu), invischiato in una storia di prostituzione. Dopo sette anni di assenza dal grande schermo Claudio Bisio torna con uno “spaghetti-noir”, come ama definirlo il regista. Il film, realistico ma allo stesso tempo “di genere”, è caratterizzato da immagine dai toni lividi e ambienti degradati di una Milano post-atomica. Protagonista nascosto è l’uomo che combatte contro la società, le istituzioni e il proprio passato. Non a caso Sandrone Dazieri ha un passato di attivista, è stato in prima linea durante le battaglie sociali. Quando Sandrone e il Socio si alternano alla risoluzione del caso, Bisio, con la sua comicità giuggionesca, è molto bravo nel rendere il doppio personaggio. Ed è proprio questo sdoppiamento l’anello portante nel film. Lo spettatore si ritrova così diviso a tifare per l’uno o per l’altro personaggio. Chi riuscirà a risolvere il caso? L’attento Sandrone o il freddo Socio? Non meno importanti sono la storia sentimentale con Vera, vista forse come la cura del Gorilla, e il confronto con questo vecchio attore americano che ha tanto ancora da offrire e non vuole essere dimenticato. Il tutto è impreziosito dall’interpretazione dell’italo-america Ernest Borgnine, autentico “operaio” in quella fabbrica che chiamiamo cinema. Lui si tiene distante dal mondo di Hollywood perché non ama vestirsi da pinguino e ride all’idea che John Wayne si possa “rivoltare nella tomba” vedendo un film come Brokeback Mountain. E non provate a dirgli che John Wayne fosse gay. Bisio ammette che l’unica difficoltà nella lavorazione di questo film è stata l’esser stregato dal magnetismo di Borgnine, visto come un grandissimo attore. Non a caso Sigon ha ritenuto un privilegio assoluto “trovarlo sul set la mattina , in mutande e in canottiera o con un sombrero dorato”. Nel cast artistico troviamo Antonio Catania con un simpatico parrucchino color mogano, Bebo Storti nel ruolo di un commissario pronto a combattere il sistema e Gigio Alberti pirata informatico. Impedibile la scena in cui Bisio, Storti e Alberti in memoria dei vecchi tempi fumano una canna, dimostrando come, anche se sono state prese strade diverse, l’amicizia che li accomuna e mossa dagli stessi ideali di giustizia. Un bel film che fa sperare nella primavera di un cinema italiano di ogni genere, purché buono. Una curiosità.Grazie alla Camelot, agenzia milanese di comunicazione e product placement, il ruolo della Pasta Garofalo nel film è divenuto basilare per la trama, essendo le penne (lisce o rigate) uno dei leitmotiv del film stesso.