Diciotto mesi fa, dalle pagine del settimanale OGGI, il neurochirurgo torinese Sergio Canavero sconcertò pubblico e scienziati con un annuncio choc : «Il trapianto di testa? Si può fare. Ottenuto il “sì” di un Comitato etico, potranno poi bastare due anni per organizzarlo e metterlo a segno». Lo studioso, ormai celebre all’estero (anche Paris Match gli ha dedicato di recente un ampio servizio), rincara la dose nel nuovo numero di OGGI, da mercoledì in edicola: «Gli scienziati cinesi, da sempre attratti dalle sofisticate frontiere delle ricostruzioni corporee, hanno manifestato un grande interesse per il mio progetto. E mi hanno già contattato».

«In quest’ultimo anno e mezzo la ricerca scientifica», aggiunge Canavero nell’intervista esclusiva, «ha finito per diffondere risultati che, neanche a farlo apposta, rendono sempre più fattibile il mio piano: ricostituire la continuità del midollo spinale tra la testa di un soggetto ricevente e il corpo di un donatore», dice Canavero. Il medico si riferisce in particolare al caso di Darek Fidyka, un paraplegico quarantenne che è tornato a camminare (la notizia risale allo scorso ottobre) grazie a un intervento firmato da un’équipe londinese e polacca.

Ma il trapianto di testa (pensato per affrontare casi clinici estremi come una tetraplegia  o una grave malattia degenerativa neuromuscolare) pone le basi anche per allungare la vita umana. «Verissimo. Del resto, l’obiettivo ultimo di tutta la scienza medica è spingere sempre più in avanti la durata della nostra esistenza. Dobbiamo prepararci: con questo intervento, tutto il nostro sapere medico-scientifico subirà una profonda rivoluzione».