Viviamo in un’epoca di grande paura. Vedere un film che descrive un evento assurdo, quale un’enorme creatura che attacca un’intera città, consente al pubblico di elaborare quella paura profonda in modo liberatorio e non dannoso. Anch’io vorrei vivere questa esperienza, andare al cinema e vedere un film esagerato ma ultrarealistico: e Cloverfield certamente lo è.  A dichiararlo J.J. Abrams, produttore di Cloverfield, nonché ideatore di questo progetto incentrato sulla creazione di un film  capace di lasciare nell’immaginario dello spettatore un nuovo mostro. Un mostro alto quanto un grattacielo, capace di seminare panico e distruzione a New York City ma con un approccio completamente diverso da quello del leggendario Godzilla. A sei anni dall’attacco alle Torri Gemelle assistere alla proiezione di un film, in cui i grattacieli si frantumano ed implodono sotto lo sguardo impotente della folla investita da polvere e macerie, provoca un certo déjà vu. Ad amplificare la sensazione la tecnica di ripresa adottata dal regista Mett Reeves: un estenuante soggettiva realizzata come un video amatoriale. Sebbene questa scelta avrebbe lasciato poco spazio al montaggio, per dare ritmo alla storia si è pensato di intervallare il lungo “piano sequenza” con quelli che si potrebbero definire flash back (dal momento che riguardano il protagonista e la sua “ragazza”) ma che non sono altro che sprazzi di brevi sequenze precedentemente registrate sulla pellicola e successivamente adoperata per documentare l’attacco del gigantesco mostro. Un po’ come The Blair Witch Project per intenderci: la pellicola viene ritrovata svelando il suo orrendo contenuto. Questa volta però l’utilizzo degli effetti speciali impera. Grattacieli e ponti che crollano, la Statua della Libertà decapitata, esplosioni e per concludere attacchi aerei ad opera dell’esercito costretto a fronteggiarsi con un nemico di cui ignorano la natura. Vi ricorda per caso qualcosa di tremendamente attuale? A rispondere al nostro quesito è Matt Reevs che dice: Così come Godzilla era il riflesso dell’angoscia provocata dall’era nucleare, il mostro di Cloverfield è una metafora dei nostri tempi. Si riferisce forse alla guerra al terrorismo? Avrà interpretato ciò il pubblico americano? Forse no. Altrimenti non si spiegherebbe come mai Cloverfield, dopo aver incassato nel primo week-end di programmazione oltre 46 mln di $, abbia registrato nella seconda settimana solo 12 mln di $. Poco innovativo.