Il 20 marzo sbarca (con oltre 400 copie) Colpo d’occhio nuovo thriller di Sergio Rubini. Nonostante l’autore/regista/attore ci abbia “abituato” a film con cast di attori del calibro di Ennio Fantastichini, Margherita Buy, Fabrizio Bentivoglio…(ed altri che non staremo qui ad elencare), questa volta Rubini ha pensato di affidare il ruolo del coprotagonista a Riccardo Scamarcio affiancato da una brava Vittoria Puccini (alla seconda esperienza con il regista pugliese). Al triangolo Rubini (le cui capacità di attore sono indiscutibili)-Scamarcio-Puccini si aggiunge l’incursione attoriale di Paola Barale. La storia oltre ad essere incentrata sul conflitto tra il giovane scultore Adrian Scala (Riccardo Scamarcio) e il critico d’arte Lulli (Sergio Rubini), indaga soprattutto sul successo “nobile” inteso come essere riconosciuti dalla collettività per il proprio valore. Il film racconta della “battaglia” che ognuno di noi vive con la propria ombra. Battaglia che diviene più complicata quando ci si trova a dover decidere tra la via del “successo facile” e la via più ardua della correttezza.   Sebbene l’idea inziale era di fare un film che raccontasse lo scontro tra un musicista ed un critico, Rubini ha preferito la tridimensionalità della scultura. Così, ancora prima di cominciare a scrivere la sceneggiatura con Angelo Pasquini e Carla Cavaluzzi, il regista si è avvalso della collaborazione di Gianni Dessì (che ha realizzato le opere scultoriche del film).  Non voglio esprimere con questo film un parere sull’arte contemporanea. Continua Sergio Rubini Non la conosco, ho fatto solo un breve viaggio in essa. Io sono figlio di un capo stazione, pittore dilettante amante degli impressionisti, e quindi sono stato una vita parcheggiato davanti ai massimi esponenti di questa corrente pittorica. Ma Rubini con Colpo d’occhio ha voluto evidenziare come sia Adrian che Lulli intraprendano un percorso verso l’abbrutimento morale. Pretesto l’amore nei riguardi di Gloria (Vittoria Puccini). Ciò che differenzia i due protagonisti è l’istinto, dell’artista, e la ragione, del critico. Nonostante la ragione ci seduca in essa non c’è il cambio di marcia che provoca il sopraggiungere del cinismo. Continua Rubini Benché entrambi dal lato del torto, tra questi due personaggi salverò la superficialità e la leggerezza dell’artista. Questo film è contro la ragione che ci attanaglia, contro l’incapacità di immaginare qualcos’altro. Ormai sappiamo tutto: il futuro non ci regala più nulla.  Una visione pessimistica quella del regista che aggiunge Oggi il futuro è triste e cupo perchè si è ristretto il nostro orizzonte: la ragione ci ha sopraffatto facendoci diventare tristi. Solo chi vive artisticamente, abbandonandosi all’istinto e alla leggerezza, può trovare quella nota capace di salvarlo. Complessa e “multiforme” la colonna sonora che risulta una sintesi equilibrata tra le note “un pò più romantiche e meno d’azione” (come le ha definite lo stesso Rubini) di Pino Donaggio e le sonorità elettroniche rappresentative dello stato d’animo di Adrian. Per il finale abbiamo pensato di inserire il singolo Insolita de Le Vibrazioni per staccare con qualcosa di estremamente vitale ha affermato Sergio Rubini che ha ritenuto valida la scelta di concludere il film con un pezzo rock italiano.