Atom Egoyan firma il suo ultimo film “False Verità” raccontando del potere seducente e distruttivo della fama. In uscita il 14 aprile, il film è tratto dall’omonimo romanzo, presto pubblicato in Italia da Fandango Libri, di Rupert Holmes al suo primo impegno come romanziere. I due protagonisti Vince Collins (Colin Firth) e Lanny Morris (Kevin Bacon) sono la coppia più popolare del mondo dello spettacolo degli anni ’50. Ma il ritrovamento del cadavere di una bella ragazza di nome Maureen (Rachel Blanchard) nella vasca da bagno della suite dove alloggiano i due attori, è l’inizio della rottura del duo, nonostante gli alibi di ferro e il proscioglimento da ogni accusa. Quindici anni più tardi, Karen O’Conner (Alison Lohman), giovane e ambiziosa giornalista, è intenzionata a scrivere un libro sui segreti della vita privata di Lanny e Vince. Riuscirà a scoprire cosa sia successo veramente la sera della morte di Maureen? Grazie ad un solido intreccio, in cui il passato si fonde col presente, e l’uso della narrazione fuori campo il film strizza l’occhio al cinema noir. Lo spettatore resta così imprigionato in una fitta rete di inganni, abilmente mascherati da Egoyan, e accentuati da narratori in conflitto tra loro e testimonianze contraddittorie. Fino all’ultima scena la verità è ancora avvolta nel mistero in un gioco claustrofobico che attanaglia. Il film, di produzione anglo-canadese, oltre ad utilizzare convenzioni hollywoodiane se ne prende anche gioco. Ad esempio la scenografia ultraelegante della “notte fatale”, contraddistinta da pure tonalità beige su beige, accentua il velo pietoso che viene steso sull’amoralità del mondo dello spettacolo. Solo facciata e niente sostanza. Particolare rilievo Egoyan ha dato alle musiche del film. Assieme al suo compositore Mychael Danna è riuscito a mettere insieme tendenze orchestrali di Herrmann e Bernstein con le influenze rappresentate da gruppi come Roxy Music e Santana. Ottima la scelta di Egoyan nell’attribuire il ruolo dell’inglese Vince e dell’americano Lanny rispettivamente a Colin Firth e Kevin Bacon. “Ho immaginato che l’inglese tentasse di domare o controllare l’americano impulsivo e imprevedibile”, ricorda il regista. Alla base della scelta la contrapposizione dell’‘ego’ di Vince all’‘id’ di Lanny. massimiliano valenzano