Siamo nel 1815 e il giovane Eugenio (Massimiliano Varrese) torna a Napoli, città natale, in seguito ad una ferita riportata in battaglia. Ad accoglierlo il nonno (Omar Sharif), vecchio aristocratico, alle prese con la stesura di un “Diario Napoletano”. Il Regno di Gioacchino Murat è ormai in declino e il giovane Eugenio, dubitando delle sue acquisite certezze, cercherà nuove strade che lo avvicinino alla natura, alla bellezza ma soprattutto al vero amore. Infatti “Fuoco su di me” oltre ad essere un film politico è soprattutto una storia d’amore tra Eugenio e Graziella. In un punta di piedi, senza mai esagerare, Lamberto Lambertini ci guida in questo viaggio iniziatico in cui la gentilezza aprirà le porte alla conoscenza. Napoli, con le sue contraddizioni, è protagonista della vicenda. La sua forza magmatica porta il giovane Eugenio ad interrogarsi sulla propria esistenza e sul proprio futuro, fuggendo nel sogno trova nella scrittura la sua vera vocazione. Suo nonno Nicola, incapace nell’affrontare con la dovuta determinazione i problemi della realtà, è l’unico a comprendere a pieno il nipote. Incoraggiandolo nella sua ricerca spirituale, Eugenio scoprirà come l’apparente sconfitta del presente può essere la vittoria del futuro. Ad affiancare questi due personaggi c’è Aymon (il bravissimo Maurizio Donadoni), cugino trentacinquenne di Eugenio, impulsivo e combattivo, incarna lo spirito della voglia di vivere e del “carpe diem”. Il film, distribuito dall’Istituto Luce, è ben confezionato. Molto belli i costumi. Struggenti le musiche di Savio Riccardi. Omar Sharif ha dato un grande contributo alla riuscita di questo film: la sua arte recitativa non ha eguali. Si resta ipnotizzati ad ascoltarlo con quel suo tono pacato ma allo stesso tempo carico di emozioni. Peccato che Massimiliano Varrese, debuttante nel ruolo di attore protagonista, sia poco convinto delle sue capacità, apparendo così costruito a tavolino.