È uscito il 19 maggio, in tutte le sale cinematografiche italiane, il Codice da Vinci, l’attesissimo film tratto dal best seller di Dan Brown. La trama del film è ormai nota ai più, dato l’enorme successo del libro e i tanti speciali a esso dedicati. Il professore americano Robert Langdon si trova coinvolto nell’omicidio del curatore del Louvre. Inseguito dall’ispettore della polizia francese e da alcuni misteriosi personaggi legati ad un fantomatico “maestro”, Langdon deve svelare un misterioso codice lasciatogli dalla vittima poco prima di morire, racchiuso in alcuni quadri di Leonardo da Vinci. Aiutato dalla bella crittologa Sophie Neveu, Langdon dovrà svelare un segreto che rischia di minare le basi del cristianesimo e dell’umanità intera. Come tutti i film tratti da romanzi celebri, Il codice da Vinci è legato alla trama del libro da cui prende spunto e questo alla lunga rischia di rivelarsi un handicap. Ogni buon film thriller che si rispetti ha nella suspense e nei colpi di scena la sua forza. In questo caso però tali armi non possono essere sfruttate efficacemente, data la popolarità dell’opera in questione e così il film si riduce ad un racconto visivo di fatti noti. Ron Howard stavolta si limita a mettere in scena una trama che ha raccolto grandi critiche dalla Chiesa, ma anche grande consenso di pubblico. Il regista però finisce per essere penalizzato, dovendo rimanere dentro stretti canoni narrativi, e il film, anche a causa delle atmosfere cupe in cui è ambientato, finisce per essere poco godibile. Tom Hanks, dimostra ancora una volta la sua bravura recitativa che lo ha portato a vincere due oscar. Accanto a lui da segnalare l’ottima prova di Audrey Tatou, ormai attrice affermata e degna di Hollywood, e del sempreverde Jean Reno.