Arriva al Teatro Marrucino per la Stagione “Prosa Classico” – in prima ed esclusiva regionale – Il malato immaginario scritto da Moliére nel 1673, uno dei testi fondamentali della storia del teatro. Si tratta di una nuova trasposizione curata da Tullio Kezich e Alessandra Levantesi, diretta da Guglielmo Ferro (figlio del grande attore Turi) che porta una ventata di freschezza su un’opera tante volte replicata negli anni. A dare un nuovo carattere al personaggio di Argante sarà Massimo Dapporto, un attore che non ha bisogno di presentazioni e che da sempre gode di straordinaria popolarità tra il pubblico sia teatrale che televisivo e cinematografico; accanto a lui, protagonisti dello spettacolo sono Susanna Marcomeni, Riccardo Peroni e Sebastiano Tringali. Completano il cast Deniz Ozdogan, Elena D’Anna, Alberto Caramel, Marco Mattiuzzo, Gigi Palla e Monica Barbato. Le scene sono di Stefano Pace, i costumi di Santuzza Calì, le luci di Sergio Rossi e le musiche di Bruno Coli. Da molti ritenuto il capolavoro assoluto del teatro di Molière, la commedia narra le disavventure dell’ ipocondriaco Argante, padre di una bella figlia, marito di una donna opportunista e fedifraga e vittima di uno sciame di dottorini-avvoltoi salassatori e ciarlatani. Ipocondriaco sino a rasentare la follia, Argante vive di medici e medicine, spiando ossessivamente in se stesso i sintomi di tutte le possibili malattie. I guai cominciano quando, con un patto di matrimonio arbitrariamente siglato, Argante promette la figlia in moglie ad un giovane un po’ babbeo, dottorino di fresca laurea, in modo da potersi garantire un sereno e gratuito futuro di consulti e ricette. L’ostilità della figlia, segretamente innamorata di Cléante, e la calcolata ingerenza della moglie, fredda esecutrice di un piano truffaldino, finiscono per spingere il povero Argante in una fitta trama di inganni, equivoci, burle e finzioni. Su questa base scattano i meccanismi classici della commedia: una moglie avida, una figlia il cui amore è contrastato salvo poi trionfare al momento giusto in un immancabile lieto fine, un gruppo di untuosi ed infidi dottori che si nascondono dietro grandi paroloni in “latinorum”, un fratello savio e una cameriera fedele e astuta. Argante è un ingenuo che per reazione alla paura della vita crede di ingannare l’attimo fatale fingendo una malattia che sconfigga il male d’esistere, assumendo così in sè la paura e lo sgomento di noi tutti verso l’ignoto, ovvero verso la vita. La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato spesso la malattia alla vecchiaia prediligendo spesso un attore anziano per il ruolo di Argante; Ferro sceglie invece un grande attore dell’età di Dapporto, sia perché in realtà Molière scrisse Il malato immaginario per se stesso (quindi per un uomo di cinquant’anni), ma soprattutto per sottolineare un aspetto importante ma talvolta trascurato: Argante non è vecchio, è solo un uomo che ha più paura di vivere che di morire. Il malato immaginario fu l’ultima commedia scritta da Molière, e come molte delle opere precedenti, non mancò di suscitare polemiche. L’autore attaccava qui la scienza medica ufficiale, ritenuta inefficiente e inadeguata alla cura dei malati, ma soprattutto retrograda e oscurantista per il costante rifiuto ad aprirsi alle nuove scoperte scientifiche. Ma la commedia fu fatale al suo autore: in maniera beffarda la morte confuse personaggio e interprete e durante una delle prime rappresentazioni della commedia, Molière morì in scena. Teatro Marrucino di Chieti venerdì 7 aprile ore 21.00 (turno A) sabato 8 aprile ore 21.00 (turno B) domenica 9 aprile ore 17.00 (turno C) Info:0871.320007 – 330470.