Secondo i dati stilati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il temuto virus A/H1N1 è tuttora “il ceppo dominante” tra quelli in circolazione, con un’incidenza anche maggiore del normale virus influenzale di tipo B, la ben nota “febbre di stagione”. Fino ad oggi, le vittime accertate dell’influenza suina sono 2.185, a fronte di 209.000 casi complessivi. 1.876 sono le morti registrate nelle Americhe, 139 nel Sud Est asiatico, 85 in Europa, 64 nei paesi del Pacifico occidentale, 11 in Africa e 10 in Medio Oriente.Per la stagione in arrivo, invece, i Centri europei per il controllo delle malattie (Ecdc) prevedono uno scenario decisamente peggiore: l’H1N1 colpirà l’emisfero settentrionale con una nuova e più potente ondata pandemica, coinvolgendo tra il 20 e il 30% della popolazione europea (contro il 5 – 10% dell’influenza stagionale). I soggetti più a rischio saranno, ancora una volta, le persone con malattie croniche, i bambini sotto i due anni, gli over 65 e le donne incinte. Sommati ai casi prevedibili di influenza di tipo B e a quelli di malattie respiratorie tipiche delle stagioni più fredde, i nuovi malati di febbre suina costituiranno un surplus di lavoro per i servizi medici e le strutture ospedaliere, con inevitabili disagi e complicazioni. Una buona notizia c’è e riguarda la natura del virus, che non ha subito mutazioni e non è diventato più aggressivo. Di conseguenza, anche se decuplicate, le forme contratte di influenza suina continueranno ad essere per lo più lievi. “Sebbene – osserva l’Oms – il virus possa causare sintomi molto severi o fatali anche nelle persone giovani e in buona salute, il numero complessivo di questi casi resta limitato”.