Un nome evocativo, quasi cantilenante, suona come una formula magica e sicuramente un po’ di magia c’e’ in questa pianta della famiglia delle Bombacaceae che attraversa i secoli – ha una vita media di 500 anni – e si offre generosamente ad un popolo che lo rispetta, che consente solo ai saggi di arrampicarsi su di esso per coglierne frutti e foglie. Un albero di cui si utilizza praticamente tutto, per nutrirsi, per creare utensili di uso quotidiano, per curarsi… Senza invocare ulteriori magie, sembra che il suo nome derivi dal termine arabo bu-hibab che significa frutto dai molteplici semi. Ve lo presentiamo meglio. Quest’immensa pianta raggiunge i 10 metri di diametro e i 20 di altezza – il suo tronco cavo viene spesso utilizzato per ospitare coloro che attendono l’autobus ma anche come prigione o per raccogliere l’acqua! -, i suoi frutti sono costituiti da un epicarpo legnoso, una specie di capsula che racchiude la parte interna, la polpa, suddivisa in spicchi che racchiudono i semi. Quando il frutto è maturo la polpa risulta disidratata e tende a ridursi in polvere, è di colore biancastro ed ha un sapore acidulo. Il tronco del baobab è fibroso, con l’interno spugnoso. Ma perchè Albero Farnacista? Perche’ in ogni angolo del continente nero la gente ricorre al baobab per far fronte ai piccoli disturbi quotidiani così come alle grandi malattie di cui ancora soffre la popolazione, come malaria o dissenteria infantile. Se in Zambia con le radici dell’Albero della Vita si prepara un infuso utilizzato per l’igiene dei più piccoli, per ammorbidire loro la pelle, in Sierra Leone il decotto di radici viene indicato per stimolare l’attività sessuale, mentre la polvere da esse ricavata viene utilizzata per preparare una crema tonificante per i malarici. La corteccia, in decotto, combatte la febbre, e, ricca di mucillagini, viene anche utilizzata per contrastare infiammazioni a carico dell’apparato digerente. La gomma quasi fluida che esce dai tagli della corteccia è utile per pulire piaghe ed ulcere. Le foglie sono ricche di vitamina C ma anche di provitamina A ed esercitano un’azione antinfiammatoria, infatti vengono fatte macerare e poi utilizzate per ‘lavare’ orecchie ed occhi di piccoli malati. Dai semi si ricava un olio ricco di importanti acidi grassi, quali quello oleico, linoleico e linolenico. Quest’olio viene impiegato sia in cosmesi sia per integrare l’alimentazione; in particolare risulta utile in caso di scottature, allevia il dolore e stimola la rigenerazione del tessuto epiteliale. La polvere disidratata che si ricava dal frutto, oltre ad essere utilizzata per cucinare e preparare bevande rinfrescanti, è diffusamente impiegata per contrastare diverse malattie, la dissenteria per esempio, mentre insieme alle foglie, come cataplasma, viene utilizzata per trattare la cute di persone malate di vaiolo o di morbillo; è infine impiegata per contrastare la febbre e come analgesico.