Brutte notizie per gli affezionati delle docce solari: le lampade abbronzanti hanno scalato la triste classifica degli agenti tossici, passando dalla categoria di “probabili cancerogeni” a quella di “cancerogeni per l’uomo”. A riferirlo è l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), l’organismo dell’OMS preposto alle indagini sulle cause scatenanti del male, sul numero di agosto della rivista Lancet Oncology.  La nuova classificazione promuove i lettini solari al “gruppo uno” dei fattori di rischio, affiancandoli ad altre amenità come l’amianto, gli alcolici, il tabacco, il radon e l’epatite. E il pericolo di contrarre forme di tumore, compresa quella più aggressiva del melanoma, aumenta in modo esponenziale se l’habituè della lampada è sotto i 30 anni. Un dato che riflette la tendenza all’abbassamento anagrafico di chi ricorre ai lettini solari per essere “alla moda”: sempre più numerosi, infatti, sono i giovanissimi fanatici del colorito bronzeo. Allerta soprattutto per chi rientra nel “fototipo uno”: pelle e occhi chiari, capelli biondi o rossi. Non è un caso che in Europa l’incidenza massima del melanoma si registri nei paesi nordici (Scozia, Norvegia e Svezia in testa), dove paradossalmente i raggi solari colpiscono con una potenza dimezzata rispetto al bacino del Mediterraneo. L’obiezione più comune in favore degli Uva artificiali è che preparino la pelle al contatto prolungato con il sole. “E’ una sciocchezza, una vecchia credenza – spiega Giovanni Leone, responsabile del servizio di fotodermatologia dell’Istituto San Gallicano di Roma – L’abbronzatura prodotta dagli Uva non è protettiva, a differenza di quella solare, che è un fenomeno decisamente più completo. Se proprio le lampade si devono usare, che almeno ci siano informazione, controlli e prevenzione”.  A questo proposito, le autorità scientifiche si appellano ai motori del business dell’estetica perché siano introdotte regole più dure per l’accesso ai lettini abbronzanti: cautela nella somministrazione (tempi e dosaggi), formazione adeguata del personale addetto, informazione all’utenza dei potenziali rischi e selezione della clientela in base all’età, al tipo di pelle e ad altri fattori di rischio.