La colonna sonora di un film, due dischi, un live, la devozione per Domenico Modugno e, in parte, per Renato Carosone, l’immagine di un’isola che vuole dimenticare per qualche momento i ‘pinseri’ e poi: piazze stracolme di gente che salta e salta e ‘abballa’… Ci sono decine di motivi per i quali non si può dire che la musica dei Tinturia sia ‘impegnata’, intendendo di qualità espressiva e letteraria come quella di pochi, ma è certo che, se possibile, un concerto degli agrigentini non lo si perde: il motivo si chiama soprattutto Lello Analfino. Personaggio di straordinario impatto, Lello Analfino può vantare uno spessore artistico che pochi hanno: riesce ad unire una carica che appare inesauribile ad una abilità innata. Un vero e proprio animale da palcoscenico. È vero che gli argomenti dei brani dei Tinturia si contano sulle dita di una mano (si va dal fumo all’immigrazione passando per le sere di festa e un po’ di sano campanilismo per la trinacria), ma è anche vero che quella mano loro la mostrano proprio bene. Legati a doppio filo col popolarissimo duo comico che risponde al cognome bifronte Ficarra & Picone (il gruppo realizzò la colonna sonora del loro primo lungometraggio, Nati Stanchi), devono anche a loro la popolarità oltrestretto: uno show in prima serata qualche tempo fa su Mediaset li ha più o meno consacrati. Un’autentica originalità è il valore aggiunto all’interno di un’esibizione del gruppo: spesso le loro canzoni sposano il dialetto, e ne fanno anche motore di un’ilarità il più delle volte fine a sé stessa. Il siciliano del quale si servono, però (al di là di alcuni classici come Nicuzza), sa di parlata sciolta, è discorsivo, diretto, entra ed esce dall’italiano con assoluta naturalezza rendendosi comprensibile a tutti, è perfettamente aderente ai ritmi e alle melodie che propongono. E, fattore non indifferente, sembra lo specchio di Lello: un loro disco, e ancor più un loro concerto, appaiono come una normale serata sulla spiaggia. È anche vero che forse è proprio l’uso del dialetto che non li ha ancora resi noti al panorama nazionale come a quello siculo, dato che a manifestazioni come il tanto decantato Festivalbar risulterebbero assolutamente trascinanti (forse più di qualche loro ‘gruppettino’ corregionale noto ai teenager…): il brano 92100, ad esempio, offrirebbe un perfetto jingle…  Spensierato lo stile che veste i Tinturia, ottimo per sorridere: più e più volte Lello ai concerti invita la gente a cantare, a sorridere, a ‘satàri’…. E non si sa come riesca, lui che appare esile, a muoversi di continuo, fare la trottola dal primo all’ultimo minuto: sembra quasi che qualcuno gli giri la molla – come canta lui – un attimo prima del brano d’apertura. E il tutto condito con l’inconfondibile accento siculo per eccellenza (palermitano, sostanzialmente), ne fa un vero e proprio vulcano. Dopo Abusivi (di necessità) e il più maturo (e per certi aspetti migliore) Nessuno è perfetto c’è adesso in giro il loro Live: le loro esibizioni sono andate via via migliorando, tanto da poter vantare un fan club con quasi quattromila iscritti, che per un gruppo come questo, giocoforza tuttora ancorato alla trinacria, è un grande traguardo. Inevitabile che venga voglia di vederli dal vivo…