L’autunno è una stagione magica, in cui le foglie cadono e i colori caldi avvolgono il mondo. È il momento ideale per rannicchiarsi con un buon libro e immergersi in storie che scaldano il cuore e stimolano la mente. E quale editore migliore per accompagnarci in questo viaggio letterario se non Adelphi, casa editrice che da decenni ci offre opere di grande valore culturale.

Abbiamo scelte per te:

Julien Green

Parigi

Julien Green, nato nel XVII arrondissement da genitori originari del Sud degli Stati Uniti, ha vissuto gran parte della sua vita in un costante equilibrio tra due lingue e due culture. Tuttavia, è a Parigi che ha trovato la sua vera patria, un luogo che ha coltivato con amorevole contemplazione e profonda tenerezza. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto svelarci non solo le appariscenti meraviglie che attirano i turisti, ma anche l’anima segreta e inaccessibile di questa città.

Parigi, per Julien Green, non è solo una città, ma una dimensione emotiva, un mondo interiore che “appartiene ai sognatori.” Per coloro disposti a vagabondare senza preoccuparsi del tempo, Parigi rivela la sua inesplicabile essenza. Questa città ha la straordinaria capacità di rivelarsi attraverso anche la più modesta delle immagini, come una “fila di libri malconci nel cassone di un bouquiniste.” In un istante, senza esitazione, ci rendiamo conto che “Questa è Parigi.”

Julien Green, con il suo contagioso amour fou, ci convince che non c’è bisogno di “affrontare le turbolenze degli aeroporti e la noia delle crociere per andare a cercare dall’altra parte del mondo, in mezzo alle folle o nei pochi luoghi deserti che restano,” perché Parigi offre ogni giorno, con una generosità straordinaria, ciò che nessun altro posto può eguagliare.

Lawrence Osborne

Il regno di vetro

Sarah è una fuggitiva dagli Stati Uniti, portando con sé un ingente somma di denaro, pari a 200.000 dollari. Sbarcata a Bangkok, si rifugia nel misterioso complesso residenziale noto come “Kingdom”. Questo complesso è composto da quattro torri di ventuno piani ciascuna, connesse tra loro attraverso passaggi sigillati da porte di vetro, apribili solo con le chiavi di sicurezza in possesso di ogni residente. Tuttavia, dietro questo vetro, che riflette le paranoie della protagonista, c’è sempre una sorveglianza attenta, rendendo il rifugio potenzialmente una prigione. Fuori dalle mura del complesso, si percepisce un clima di agitazione e ribellione, e persino il regime governante il paese sembra fragile come il vetro.

All’interno di questo spazio chiuso, caratterizzato da lusso ed edonismo corrotti, la protagonista fa la conoscenza di tre altre donne: una cuoca cilena, un’inglese con un marito strano e una domestica ancor più enigmatica, e una sorta di prostituta di alto bordo dall’origine eurasiatica. Si trovano tra i “farang”, ossia gli stranieri viziati e depravati, malvisti dalla popolazione locale e costantemente esaminati senza pietà dall’autore. Con questi elementi, l’autore crea un cocktail oscuro e intrigante. La storia procede con i sensi all’erta e una sottile alterazione, conducendo il lettore nei tortuosi e pericolosi meandri del Regno.

Ma è nelle pagine finali che Osborne, considerato l’erede di Graham Greene, stupisce il lettore con un epilogo che si distacca completamente dalle aspettative. Il thriller esotico si trasforma improvvisamente in una ghost-story sorprendente, lasciando il lettore sbalordito e attonito.

In definitiva, questa storia offre un’esperienza letteraria avvincente, che mescola abilmente elementi di suspense, mistero e soprannaturale in un contesto esotico e corrotto, offrendo un’immersione profonda nelle paure e nelle incertezze dei suoi personaggi e del lettore stesso.