Sarebbe sicuramente piaciuto a Gabriele D’ Annunzio, il musicista un po’ timido ma geniale che ieri sera a Pescara, ospite del Teatro dedicato al Vate, sulle note travolgenti della sua musica ha liberato  l’ “Angelo Ribelle”, che è dentro ognuno di noi, dai lacci della quotidianità. Il “liberatore” è Giovanni Allevi che dopo la pubblicazione a giugno dell’ album Evolution(sesto dopo 13 dita, Composizioni, No concept, Joy, Allevilive)  realizzato con una grande orchestra sinfonica, quella de I Virtuosi Italiani, ha deciso di dare il via a uno specialissimo tour che dopo l’apertura ad Assisi (il 20 giugno), toccherà fino a fine agosto, le più belle piazze e i più bei teatri d’Italia. Ieri sera il compositore marchigiano è salito sul palco del Teatro D’Annunzio emozionato come quella sera di vent’anni fa quando nel cuore di Napoli suonò per cinque persone. Ora al suo pubblico composto da migliaia di persone racconta il suo percorso evolutivo “al contrario” perché tutti possano condividere l’emozione creata dalla “Musa Capricciosa” (la Musica)  che lo tormenta ogni ora del giorno e della notte. Ed è il “fanciullo incantato”, come ama definirsi Allevi, che dirige magistralmente I Virtuosi Italiani per  proporre una pagina inedita di Musica Classica Contemporanea. Tra linee melodiche evocative (Foglie di Beslan), sonorità arabeggianti (Whisper), miniature orchestrali (Keep Moving), tornano alte le emozioni e torna anche il pianoforte in Come sei veramente. Niente piano nel passionale Angelo Ribelle, cerebrale  Corale. Un gioioso tema per Prendimi e travolgente 300 Anelli, la cui prima parte è dedicata al suo albero di 300 anni, regalo di amici. E ancora. Allevi torna al suo amato strumento per Aria, Go With the Flow, Monolocale 7.30 ( pezzo ispirato da un raggio di sole rosso che entrò nel suo monolocale milanese alle 7.30) e Jazzmatic, pezzi dei suoi precedenti album. Che altro raccontarvi del concerto del musicista- filosofo che scende dalla sua torre d’avorio? Che una sera d’estate, a Pescara, la musica di Giovanni Allevi ha vinto la solitudine per raccontare una favola senza tempo e senza spazio.