Milos Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo – Amadeus) torna nelle sale cinematografiche con L’ULTIMO INQUISITORE – GOYA’S GHOSTS film ambientato nella Spagna del 1792 che racconta, attraverso gli occhi del grande pittore spagnolo Francisco Goya, la storia di un gruppo di persone travolte da grandi rivolgimenti politici e cambiamenti storici.
L’azione si svolge a partire dagli ultimi anni dell’Inquisizione Spagnola, passando per l’invasione della Spagna da parte delle truppe napoleoniche, per finire con la sconfitta dei Francesi e la restaurazione della monarchia spagnola da parte del potente esercito invasore guidato da Wellington.
Fratello Lorenzo (JAVIER BARDEM), un membro enigmatico ed astuto della cerchia più stretta dell’Inquisizione, si lascia coinvolgere dalle sorti della musa adolescente di Goya, Ines (NATALIE PORTMAN) falsamente accusata di eresia e rinchiusa in prigione. STELLAN SKARSGARD interpreta Francisco Goya, l’osannato pittore famoso sia per i suoi dipinti di corte pieni di colori sia per le desolanti rappresentazioni della brutalità della guerra e della vita in Spagna.
L’idea di fare un film sul grande pittore spagnolo Francisco de Goya e sull’Inquisizione Spagnola era balenata per la prima volta nella mente di Milos Forman più di 50 anni fa quando era ancora uno studente e viveva nella Cecoslovacchia comunista.
“Tutto era cominciato – ricorda Forman – pensando alla lettura fatta, mentre frequentavo la scuola di cinema di un libro sull’Inquisizione Spagnola e nella fattispecie ero rimasto colpito dal racconto di un episodio in cui una persona era stata accusata ingiustamente di un reato. Ho pensato subito che poteva diventare il fulcro di una grande storia perché c’erano tanti parallelismi tra la società comunista nella quale vivevo all’epoca e l’Inquisizione Spagnola. Sapevo, naturalmente, che una storia simile non avrebbe mai potuto essere raccontata in Cecoslovacchia proprio per le suddette affinità e quindi l’ho messa da parte, almeno temporaneamente. Non credo che Goya fosse coinvolto politicamente, almeno non consapevolmente. Era diciamo semplicemente un osservatore incredibile, un po’ come un giornalista di oggi. Commentava, registrava ciò che stava accadendo e come dice nel film: dipingo ciò che vedo”.