Prima “i predatori dell’arca perduta” (1981), poi “il tempio maledetto” (1984) infine “l’ultima crociata” (1989)…il 23 maggio, in tutto il mondo, ritorna Indiana Jones. Questa quarta avventura del mitico archeologo è ambientata nel 1957, in piena Guerra Fredda. Indiana Jones e il regno del Teschio di Cristallo segna il ritorno sul grande schermo di Harrison Ford nei panni del personaggio che ha segnato tanto la sua carriera artistica quanto l’immaginario dei suoi fan. Dietro la macchina da presa Steven Spielberg che, aiutato nella realizzazione della pellicola dal suo amico George Lucas, ha precistato: Noi siamo i creatori di Indiana Jones, ma lui ormai appartiene al mondo. Il nostro ruolo ora è quello di custodirlo, di mettere in scena nuove avventure senza dimenticare di conquistare anche i più giovani. Quindi abbiamo realizzato un film rivolto a tutti: vecchi ammiratori e potenziali nuovi fan. Come ogni avventura di Indiana Jones che si rispetti era necessario un gruppo di cattivi. A dare del filo da torcere a(ll’invecchiato) professore con frusta e cappello di feltro è un gruppo di sovietici, guidati dalla glaciale Irina Spalko (Cate Blanchett), alla ricerca del leggendario teschio di critallo di Akator i cui misteriosi poteri permetterebbero di dominare il mondo. Non solo: Indiana Jones scoprirà di essere padre di Mutt (Shia LaBeouf), un ragazzo ribelle (che i realizzatori hanno costruito sul personaggio interpretato da Marlon Brando ne Il selvaggio) con ciuffo, giubbino di pelle e roboante motocicletta. Gli elementi caratteristici della saga li ritroviamo tutti: ogni “spostamento” di Indiana Jones è introdotto dalla carta geografica sulla quale una linea rossa traccia il percorso; indovinelli, trabocchetti, lingue morte e ragnatele; gli inconfondibili frusta, cappello e borsa; richiami ai precedenti tre capitoli “sparsi qua e là” (persino l’arca dell’alleanza conservata in una cassa); la fobia dei serpenti; il noto tema musicale ripetuto all’estremo…e altri mille dettagli che i più accaniti fan non si lasceranno sfuggire. La trama, un misto tra E.T. ed Incontri ravvicinati del terzo tipo, ha trasformato un personaggio “con limiti umani” in un eroe da fumetto: resiste alle esplosioni nucleari, supera una serie di cascate senza neanche riportare un graffio…Il “nuovo” Indiana Jones non convince e non emoziona. A quando il passaggio del testimone (o del cappello)?