Nanni Moretti presenta Meduse (Caméra d’Or alla 46ma Semaine Internationale de la Critique – Cannes 2007) film d’esordio della coppia (sia artistica che sentimentale) Etgar Keret e Shira Geffen. Entrambi scrittori israeliani, lui di racconti divertenti e surreali, lei di libri per l’infanzia, firmano la regia di questo film che regala allo spettatore un’immagine di Tel Aviv diversa da quella che la maggior parte dei film israeliani rimanda. Protagonista il mare, una sorta di rifugio, di soccorso e di conforto per i personaggi di questa fiaba moderna. Personaggi bisognosi di un intermediario per esprimere i propri sentimenti. C’è Malka (Zharira Charifai) che tenta di ricostruire un rapporto con sua figlia Galia (Ilanit Ben Yaakov). C’è Michael (Gera Sandler) ignaro dei desideri e delle angosce della moglie Karen (Noa Knoller). Ed infine Bayta (Sarah Adler) alle prase coi fantasmi di un passato rimosso ma indispensabile per comprendere ed affrontare il futuro. Elemento unificante delle tre storie è il mare. Il mare è una zona neutrale che cancella le differenze. Senza i loro vestiti i soldati israeliani e palestinesi diventano uguali. Di ciò è convinto Keret che ha voluto dare al film un’essenza tragicomica prendendo spunto dalla vita in cui molte cose che non si risolvono rimangono sospese dando instabilità.Così i vari personaggi sono mossi da uno stato esistenziale fatto di solitudine e di desiderio insoddisfatto di comunicazione. A fare da sfondo la morte, reale e metaforica, che svolge un ruolo liberatore assumendo i caratteri di un mezzo per aprirsi a nuovi orizzonti. I protagonisti del film si illudono di scegliere il proprio cammino. Si muovono come meduse senza poter controllare lo propria vita. Le correnti sotterranee che li spingono provengono dal passato, da esperienze traumatiche o da stereotipi. Continuano i registi: Il film tenta di catturare questa città, Tel Aviv, per molti versi conosciuta per poi collocarla in un’atmosfera diversa, capace di creare una nuova realtà emotiva.Meduse, scritto solo da Shira Geffen, ha permesso per la prima volta ad Etgar Keret di esprimersi senza l’utilizzo della scrittura e di curare riprese ed inquadrature grazie alla sua esperienza nel mondo del fumetto. La scrittura è un mestiere solitario. Il cinema, che si può fare solo in gruppo, mi ha permesso di apprendere un nuovo modo di raccontare storie.