Dal Rinascimento all’intelligenza artificiale, i fiori sbocciano nei secoli. E lo fanno con forza, bellezza e significato, nella cornice rinascimentale più sorprendentemente contemporanea di Roma.
✨ Un ingresso che è una dichiarazione d’intenti
A Roma si entra spesso nei luoghi dell’arte con aspettative alte. Ma il Chiostro del Bramante, con la sua eleganza misurata, ha il dono di sorprendere sempre in modo silenzioso. Eppure stavolta è diverso. Appena varcata la soglia della mostra “FLOWERS. Dal Rinascimento all’intelligenza artificiale”, in programma fino al 14 settembre 2025, si capisce subito che non si tratta di una semplice celebrazione floreale.
Sì, ci sono i fiori. Ma non quelli da centrotavola. Non quelli buoni solo per Instagram.
Qui i fiori protestano, raccontano, emozionano, si evolvono. E lo fanno attraverso cinque secoli di arte, tecnologia e cultura. Curata da Franziska Stöhr, con Roger Diederen e la collaborazione di Suzanne Landau, la mostra mette in dialogo epoche e stili, artisti immortali e creativi contemporanei che usano fiori come se fossero parole.
🖼️ Dai maestri del dettaglio alle voci dell’oggi
Il percorso è ampio, strutturato, sorprendentemente coerente. Si parte con Jan Brueghel il Vecchio, che già nel Seicento affidava ai fiori un messaggio simbolico tra sacro e profano. Passando per le raffinatissime tavole botaniche di Girolamo Pini, che sembrano uscite da un laboratorio scientifico con l’estetica di una poesia visiva.
Poi arriva il XIX secolo, con Edward Burne-Jones e William Morris, che evocano i preraffaelliti della decorazione consapevole. Fiori che non sono decorazioni, ma manifesto di uno sguardo: gentile, colto, idealista.
Ma non si resta nel passato.
Il presente irrompe, e con lui la contemporaneità più urgente.
Ai Weiwei, artista e attivista, usa il fiore come provocazione.
Kapwani Kiwanga lo carica di potenza politica.
Kehinde Wiley lo trasforma in sfondo esplosivo che rielabora l’identità culturale nera.
Studio Drift e Miguel Chevalier esplorano invece il confine tra natura e tecnologia, tra il gesto naturale del fiorire e quello artificiale del programmare.
🌿 Esperienze immersive, sensoriali e interattive
Non è solo una mostra da guardare.
È una mostra da sentire, annusare, camminare, attraversare.
L’installazione botanica firmata da Coldiretti nel cuore del chiostro è un’oasi urbana che parla di biodiversità, di verde come diritto collettivo e bisogno emotivo. Piante, profumi leggeri, equilibrio tra ordine e spontaneità.
Il percorso olfattivo ideato da Campomarzio70 è puro storytelling sensoriale: sale dedicate a rosa, gelsomino, tuberosa, arancio, ciascuna con una colonna olfattiva che restituisce l’identità intima del fiore. Persino i bambini possono annusare, grazie al design a doppia altezza. L’ultima sala, con il blend “Flowers”, è una specie di sinestesia finale: tutto quello che hai visto, ora lo puoi sentire.
🌎 Quando i fiori diventano attivismo e cultura ecologica
La sezione “politica” è una delle più riuscite: fiori e api, fiori e diritti civili, fiori e resilienza.
L’opera “Honeycomb Head of the Emperor Hadrian” di Tomáš Gabzdil Libertíny è un monito dolce ma potente sull’equilibrio tra arte, natura e produzione.
“Meadow” di Studio Drift – un prato meccanico che si muove con la grazia di una coreografia naturale – sfida l’idea di imitazione della vita.
E poi c’è “Forest Flux / Waldwandel” di Tamiko Thiel and/p: un’opera che parla di adattamento, di cambiamenti climatici, di foreste che cambiano perché devono.
Questo non è solo arte ambientale. È eco-narrazione con messaggio integrato.
Mai predicatoria. Sempre coinvolgente.
🌸 Un momento sospeso, ma non l’ultimo
Tra le installazioni più iconiche della mostra, c’è quella firmata da Rebecca Louise Law: un corridoio sospeso di fiori, appesi uno ad uno, come in un’architettura poetica in caduta controllata.
È un momento che rallenta il respiro, scollega dai pensieri e ti consegna a una sensazione di sospensione e fragilità.
Un passaggio che si attraversa con rispetto. Come se anche il silenzio fosse parte dell’opera.

🏛 Il Chiostro del Bramante: cornice perfetta per un contenuto non convenzionale
La scelta del Chiostro del Bramante non è solo una decisione logistica. È un gesto poetico.
L’architettura rinascimentale incontra le opere in realtà aumentata senza mai stonare.
Il risultato? Un percorso fluido, accessibile, multidimensionale.
Un luogo in cui il tempo scorre in modo strano: dai secoli passati a un futuro ancora in fiore.
Durata mostra: 14 febbraio – 14 settembre 2025
- Luogo: Chiostro del Bramante, Roma
- Curatori: Franziska Stöhr con Roger Diederen e Suzanne Landau
- Caratteristiche:
- 5 secoli di arte floreale
- oltre 30 artisti
- installazioni site-specific
- opere in realtà aumentata
- esperienze olfattive e botaniche
- coinvolgimento attivo del pubblico
🌼 In sintesi: vai. E portati una mente aperta, un naso curioso, e forse anche qualche domanda.
Perché i fiori, qui, non si guardano soltanto.
Si respirano. Si decifrano. Si vivono.
E forse, una volta fuori, li guarderai in modo diverso anche sulla camicia di un passante o nel vaso sul tavolo della nonna.