Gli scienziati dell’Istituto Scripps Research (TSRI) e Weill Cornell Medical College sono riusciti a ottenere una visione dettagliata della struttura atomica della proteina che avvolge l’HIV, il virus che causa l’AIDS. Lo sviluppo potrebbe potenzialmente aprire la strada per un vaccino, secondo i risultati pubblicati sulla rivista statunitense Science. La biologo cellulare dello Scripps Institute, Bridget Carragher, ha sottolineato che al fine di sviluppare un vaccino, è necessario capire il ruolo di quest’importante proteina trimerica che è riconosciuta ampiamente tra le responsabili nell’neutralizzazione degli anticorpi.  E per capire ciò è necessario comprendere quale sia la sua struttura. Una volta completato ciò, si può iniziare la progettazione di un vaccino che imiti la struttura e suscitare una risposta anticorpale per combattere il virus vero e proprio quando si arriva all’uomo.Anche se i farmaci antivirali sofisticati sono stati utilizzati per la gestione delle infezioni da HIV in molti paesi sviluppati, un vaccino contro l’infezione non è ancora stato realizzato anche se diversi sono gli studi in fase avanzata. L’incapacità di trovare un vaccino è spesso attribuita alla natura complessa della proteina di rivestimento del virus HIV, noto come Env.La delicata struttura della Env ha ostacolato gli sforzi per ottenere la proteina in una forma che consente la risoluzione necessaria della rappresentazione atomica per comprenderla appieno.  Tuttavia i ricercatori sono stati in grado di progettare una versione del Env trimero, o tre componenti della struttura, che ha la stabilità necessaria per una  risoluzione dell’imaging atomica.  Gli scienziati sono stati quindi in grado di studiare la Env trimero utilizzando l’imaging all’avanguardia e la microscopia elettronica. L’uso della cristallografia a raggi X ha permesso ai ricercatori di esaminare il trimero Env più dettagliatamente dei tentativi precedenti.I dati hanno anche messo in luce il processo attraverso il quale Env assembla e poi sposta la forma durante l’infezione, e anche permesso ai ricercatori di fare confronti con le sacche di proteine di altri virus letali come l’influenza e il virus Ebola.