Liberarsi di un vizio a volte è praticamente impossibile. Perché la risposta a quella compulsione è dentro di noi, stampata sul nostro tessuto genetico. È il caso della disposofobia, l’impulso all’accumulo indiscriminato di cianfrusaglie che può trasformare una casa in un magazzino di robivecchi. Uno studio recente, condotto da un team di ricercatori del King’s College di Londra e pubblicato sull’American Journal of Psychiatry, dimostra come l’imprinting genetico sulla personalità di un individuo, in questo caso, sia più influente del contesto culturale e affettivo in cui esso cresce e si muove.  Il gruppo, coordinato dal professor David Matix – Cols, ha preso in esame oltre 5000 gemelli inglesi e ne ha monitorato le abitudini. È risultato che, mentre gli omozigoti (che hanno uguale Dna) condividono spesso la disposofobia, gli eterozigoti (che hanno Dna simile ma non identico) si differenziano molto di più l’uno dall’altro.  In cifre: nel caso di gemelli omozigoti, se uno dei due mostrava una tendenza all’accumulo compulsivo, l’altro lo emulava nel 52% dei casi. Trattandosi di eterozigoti, la corrispondenza  scendeva al 27%. Lo studio non ha fornito invece dati certi sull’incidenza dell’ambiente familiare e relazionale in casi di disposofobia.