Le pratiche sessuali BDSM (bondage, disciplina e sadomasochismo) non sono sintomatiche di patologie psichiatriche o disturbi sessuali. Lo afferma uno studio australiano sul sesso inusuale, condotto dall’Università del Nuovo Galles del sud e pubbicato sul ‘Journal of Sexual Medicine’. Uomini e donne dai 16 ai 59 anni sono stati presi in esame ed è risultato che l’1,8% della popolazione sessualmente attiva pratica BDSM. In sostanza, i fan delle pratiche feticiste e di sottomissione, si sono palesati ed hanno rivelato la loro attrazione verso le situazioni erotiche alternative, generalmente disapprovate dalla morale comune. Non lo fanno per reazione ad abusi subiti in passato o perchè siano carenti dal punto di vista sessuale.”È emerso dall’analisi dello stato di salute fisica e psichica dei partecipanti, che tali attività sessuali precedentemente bollate come ‘borderline’ sono in realtà semplicemente un interesse sessuale o una sottocultura che attrae una minoranza”, spiega Juliet Richters, leader del team di ricercatori australiani. Dunque, un comune interesse sessuale che rientra in una cultura differente, ma lontana da ogni tipo di malessere psicologico, perchè gli uomini che praticano sadomasochismo risultano meno ansiosi e più in armonia con se stessi rispetto ai “normopraticanti”.