Il 16 marzo esce nelle sale italiane Proprietà privata di Joachim Lafosse. Pascale (ISABELLE HUPPERT) vive in una casa di campagna con i due figli gemelli Thierry (Jérémie Rérier) e Francois (Yannick Rénier). Nonostante siano divorziati da anni, lei e suo marito continuano a litigare davanti ai figli, due ragazzi incapaci di badare a se stessi. I rapporti fra la madre e i gemelli sono buoni, finché lei non decide di vendere la casa. Stanca della situazione e non sapendo cosa altro fare, Pascale decide di partire. Ma in sua assenza comincia una vera e propria guerra fratricida…
Proprietà privata descrive il crollo di un nucleo familiare. Basta un’onda d’urto, la possibile vendita della casa, perché tutto l’edificio crolli, perché il legame che unisce Pascale ai suoi figli faccia emergere tutta la propria violenza. Viene raccontata l’esplosione di un mondo circoscritto, in cui la violenza è la conseguenza di un divorzio incompiuto, in cui la rivalità dei due figli è lo specchio della rivalità irrisolta dei genitori. La famiglia diviene così uno spazio di tensione, di rigidità, in cui ciascuno enuncia e regola la propria legge, in cui ciascuno soffre di un’evidente mancanza di autonomia e libertà.
Nonostante la dimensione distruttrice, la violenza con cui si confrontano i personaggi permetterà loro di prendere coscienza della natura dei legami che li uniscono. Ognuno di loro potrà così riconsiderare la famiglia, non più come una prigione, ma come uno spazio di movimento. La conclusione del film segna la fine di una storia, ma anche l’inizio di un’altra. La situazione rappresentata è quindi eccessiva e rara, ma è anche fattore catalizzatore per lo spettatore poiché tutti si confrontati con la necessità della separazione. Obiettivo di questa tragedia moderna è di interrogare lo spettatore sul proprio rapporto con il legame familiare.
“Mi sono confrontato per un breve periodo della mia vita – dichiara il regista Joachim Lafosse – con questa situazione in cui avevo la sensazione, nella mia famiglia, di avere un potere che non era mio. Non veniva rispettato un sistema di vita: mi ritrovavo nella situazione di poter impedire a mia madre di vivere la vita che desiderava. E’ questo che mi ha dato l’idea di scrivere la storia di questi due fratelli che si comportano con la propria madre come se fossero loro i suoi genitori. E lei si ritrova nella strana situazione di dover chiedere il permesso di emanciparsi.”