“Dopo 4 anni di guerra in Iraq, 3.900 soldati americani morti, 85.000 civili iracheni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema. Penso a Giuliano Ferrara immerso in una vasca da bagno con Berlusconi e Dell’Utri che gli piscia addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta tutti”.  Questa la frase che ha portato il direttore di La7, Antonio Campo dell’Orto, a bloccare Decameron, il programma di Daniele Luttazzi in onda il sabato in seconda serata. “Con Daniele Luttazzi – si legge in una nota – è stato stipulato un contratto che garantiva la sua più totale libertà creativa, come dimostrato dalle puntate fin qui andate in onda. Di questa libertà – rivela la nota – era necessario fare un uso responsabile, cosa che non è avvenuta” La puntata incriminata, andata in onda sabato primo dicembre, era stata replicata giovedì sempre in seconda serata. Luttazzi, ignaro di quello che sarebbe accaduto, stava già lavorando alla sesta puntata dedicata all’ enciclica di papa Ratzinger. Per molti, quindi, quello dell’insulto al direttore del Il Foglio, Giuliano Ferrara, è stato solo un pretesto. La sospensione di Decameron, sa di deja vu. Non è la prima volta, infatti, che una trasmissione satirica di Daniele Luttazzi viene censurata o addirittura sospesa. Si pensi all’ editto Bulgaro con il quale venne bloccato Satyricon, il programma condotto nel 2002 dal comico emiliano in onda sulla seconda rete della Rai. Non solo Luttazzi. La lista dei personaggi censurati dalla tv italiana è lunga. Si pensi a Michele Santoro o ad Enzo Biagi. Attaccati e poi cacciati dalla Rai perché avevano fatto, secondo Silvio Berlusconi, un uso “criminoso” della televisione. Ma perchè è davvero cosi difficile fare satira nella Italia?  Tutelata dall’art 21 della Costituzione Italiana, la satira è una forma libera e assoluta del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzato dall’attenzione critica alla vita sociale, con l’intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni.  La satira, quindi, urta, focalizza, scandalizza. Ma perché fa così tanta paura? Urta perchè è principalmente fondata sul sarcasmo, sull’ironia, sulla trasgressione. Verte sui temi di attualità scegliendo come personaggio privilegiato il potente di turno. Esalta i difetti, i problemi, le bugie dell’uomo pubblico ponendolo sullo stesso piano dell’uomo medio; e più in alto si colloca il destinatario del messaggio satirico, maggiore è l’interesse manifestato dal popolo. Per questo colpisce ed irrita il personaggio preso di mira. Una lettura diversa della realtà, dunque, che, unito alla memoria dei fatti, spaventa.  La satira focalizza perché esprime un giudizio. A differenza della comicità che usa un corpo ridicolo per far ridere, la satira ha a che fare con le idee e per questo può convertire all’ignoto. Questo elemento, che la caratterizza fortemente, è stato un aspetto della satira sempre temuto dai potenti. Si pensi a Federico II di Svevia che emise il “De contra jugulatores obloquentes” (Contro i giullari sparlatori). Una legge che consentiva di picchiare, insultare o uccidere un giullare che parlava male del potere.  Una satira che intimorisce, dunque, perché fa prendere coscienza alla gente. Ha la forza di ribaltare le situazioni, le opinioni, i giudizi. Una satira che, quindi, ha coraggio e di conseguenza spaventa. Scandalizza in quanto è un commento spietato, seppur divertente, sui fatti che accadono e ci coinvolgono. Con la sua ironia, la satira fa ridere. Si nutre, inoltre, di notizie ma allo stesso tempo può dare notizie. Parla di fatti che, spesso, vengono nascosti. Per questo, spaventa proprio chi cerca di nasconderli.