Dieci minuti di applausi dalla platea del Festival di Cannes alla proiezione ufficiale di Sanguepazzo, il film (presentato fuori concorso) di Marco Tullio Giordana, sulla storia tragica della coppia di attori del Ventennio Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. Tutti gli attori, compresi i protagonisti Monica Bellucci, Luca Zingaretti e Alessio Boni e il regista Giordana si sono messi in piedi sulle poltrone per ringraziare della standing ovation del pubblico. All’alba del 30 aprile 1945, cinque giorni dopo la fine della guerra, vennero trovati alla periferia di Milano i cadaveri di Valenti e Ferida, giustiziati poche ore prima dai partigiani. La coppia era stata protagonista di quel cinema dei “telefoni bianchi” che il fascismo aveva incoraggiato, incarnando di preferenza personaggi anarcoidi e dissoluti. Anche la loro vita privata era dominata dal disordine. Quando il paese si spaccò in due dopo l’armistizio, Valenti e Ferida risalirono al Nord per schierarsi con la Repubblica di Salò. Entrambi cocainomani furono accusati di aver partecipato a torture contro resistenti e patrioti. Catturati dai partigiani, i due negarono ogni addebito. Il Comitato di Liberazione pretese comunque una punizione esemplare. Così é calato il sipario su due attori di indiscutibile talento: Valenti nel ruolo del villain astuto e crudele, Ferida in quello della donna perduta. Chissà che alle dicerie che li rovinarono non abbiano contribuito proprio i film che ne fabbricarono la leggenda.  Marco Tullio Giordana afferma: Sanguepazzo non è un film che intende ricostruire “la vera storia di Ferida e Valenti”, ma un’opera di fantasia ispirata a vicende e figure reali. Continua il regista: Ho scritto questo film 25 anni fa. Ritengo quelle pagine di storia cruciali per capire chi siamo, ne sento, bruciante e irrisolta, ancora tutta l’attualità.