«Si potrebbe tranquillamente uccidere una persona cambiando i suoi dati sanitari». Queste le parole di Francesco Pizzetti, costituzionalista, presidente dell’Authority per la protezione dei dati personali, che ha fatto notare le forti perplessità sul rapporto Sanità-tutela della Privacy al Convegno indetto da Cup2000.Una buona occasione per fare il punto sul Progetto Sole (acronimo di Sanità on line), che vede già 2.468 medici di famiglia emiliano romagnoli, su un totale di 3.308, collegati tra loro per una copertura di circa 2,4 milioni di cittadini, sui 4,3 milioni quando l’informatizzazione delle cartelle cliniche e dei fascicoli sanitari sarà a regime. Ed anche a livello nazionale si procede a tappe forzate: la rete dei medici di base, 32 milioni di euro, sarà pronta nel 2010; il fascicolo sanitario elettronico, 21 milioni a regime nel 2009; i certificati di malattia digitali, 22 milioni, entro dicembre 2009; la ricetta digitale, 13 milioni, a giugno 2009, ma solo in Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto; le prenotazioni on line, 10 milioni, per Umbria, Emilia Romagna, Veneto, Marche e provincia autonoma di Trento, nel 2009.Dunque la sanità sposa internet, ma anche in questa rivoluzione tecnologica c’è un rovescio della medaglia. «Un’informazione che circola può essere manipolata: abbiamo già la clonazione di carte di credito e bancomat, ci vogliono due secondi perché debutti anche la clonazione delle cartelle sanitarie. E poi è fondamentale avere la certezza che, chi chiede i dati, sia colui che ha il diritto di conoscerli e che non finiscano, faccio un esempio banale, alle compagnie di assicurazione», ha fatto notare Pizzetti. Per questo, l’Autorità fornirà a breve linee guida per la protezione dei dati sanitari, anche per il web, con un primo provvedimento che riguarderà il fascicolo sanitario elettronico, in linea con i fronti già aperti sui versanti fiscali (i famosi redditi on line pubblicati da Visco, poi protagonista di un grottesco dietro front).«L’importante- conclude Pizzetti- è che l’Autorità non venga assunta dagli operatori come una controparte, ma come un soggetto che, proprio perché esperto, può aiutare a capire di più la delicatezza dei dati usati nello specifico caso sanitario».