Cina, Thailandia, Repubblica Dominicana, Manila, Barbados: sono le mete di molti malati di sclerosi multipla italiani che usufruiscono di pacchetti appositi venduti sul web. “Una cosa che va avanti da troppo tempo” sottolinea Gianvito Martino, neuroimmunologo del Dipartimento di biotecnologie (Dibit) dell´Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano.
 Secondo lo studioso i pazienti affetti da questa malattia degenerativa sono “attratti dalle promesse di una cura” che i realtà non sortisce effetti se non quello di tornare “con le tasche alleggerite”. La situazione appare ancor più grave dal momento che molti pazienti, una volta rimpatriati, hanno riscontrato delle infezioni di vario tipo.
Queste cliniche pare che promettano l’efficacia della terapia per un paziente su due, ma in realtà punterebbero molto sull’effetto “placebo”. Il sospetto di molti studiosi è che in queste cliniche miracolose venga iniettato ai malati del cortisone, che procura sollievo per qualche giorno ma non costituisce una cura vera e propria.
 “In molti casi il paziente non sa che tipo di staminali gli vengono iniettate, né può verificare la qualità delle cellule o i protocolli usati per le presunte terapie – spiega il dottor Martino – Neanche i ricercatori di altri Paesi possono accedere a questi dati, perché non vengono pubblicati. E questo atteggiamento non fa che aumentare i dubbi”. “Se quelle iniettate sono staminali cordonali – conclude l’esperto – sappiamo bene che in un sistema immunitario che funziona vengono spazzate via”.