Sergio Cammariere è approdato. Dopo ‘Dalla pace del mare lontano’ (2002) il viaggio d’esordio dell’artista di Crotone che nel 2004 è passato ‘Sul sentiero’ ha definitivamente abbracciato terra, e gli permette ora di godere della prima importante tappa della carriera. Dopo aver vinto il premio ‘L’isola che non c’era’, il premio ‘Carosone’, il premio ‘De André’, la ‘Targa Tenco’ e aver messo d’accordo nel 2002 gli addetti ai lavori che con un referendum lo hanno votato miglior artista emergente dell’anno 2002, adesso è emerso del tutto. Già il ‘Sanremo’ del 2003 lo aveva consacrato regalandogli un meritatissimo terzo posto per “Tutto quello che un uomo”.

‘Il pane, il vino e la visione’ è la sua ultima fatica discografica, la terza in ordine di tempo: il pianista eccezionale che Sergio ha sino a qui mostrato di essere presta le sue mani in questo nuovo lavoro anche all’organo (come l’‘hammond’) e si circonda di grandi musicisti come Fabrizio Bosso alla tromba, Arthur Maya al basso elettronico, Jorginho Gomez alla batteria, nonché vere e proprie stelle del panorama musicale come i jazzisti italiani Stefano di Battista e Roberto Gatto, o il chitarrista Gilberto Gil. E poi tanti altri nomi per un prodotto ricchissimo di suoni affascinanti che conferma tutte le qualità mostrate dal cantautore calabrese fino ad ora e si mostra come completamento di un viaggio.

Jazz, suoni di natura francese, un tuffo a pieni polmoni nella musica italiana d’autore e una varietà di ritmi e timbri di natura sudamericana. Una vera e propria tavolozza sfruttata al meglio in tutte le sfumature dei colori che è riuscito a creare e a far creare. Nel brano che dà il titolo all’album, “Il pane, il vino e la visione”, Sergio canta l’amore universale con una musica incalzante e dal battere preciso, come un cuore esaltato dai sentimenti. Un dinamismo presente anche nell’altro singolo scelto per le radio, “Malgrado poi”: un samba che canta gioia, ma che come tutta la musica di respiro brasiliano si vela di malinconia. 13 brani in tutto, con 2 strumentali (“Settembre” e “Riflessi”) e una cover (“Canzone di Priamo”, brano che riarrangia l’originale “Depois do temporais” di Ivan Lins e Martins).

Un diario musicale adesso in giro per l’Italia, una sorta di quaderno di appunti con cui Sergio Cammariere canta cose semplici come il pane e il vino, e cose ‘altre’ che però appartengono a tutti, visioni oggettive e soggettive come l’amore, il sentimento che fa quasi da collante, da basso continuo per tutti i brani. E la musica si fa come l’animo.