Dalla gita fuori porta alla vita fuori porta. Mischiando vacanze e lavoro da remoto. Lo smart working ha aperto gli occhi agli italiani: maggiore flessibilità nell’uso degli spazi, liberandosi dalle catene del tran tran casa-lavoro, significa maggior felicità (secondo il 65%) e più tempo per se stessi. 2 lavoratori del terziario su 3 starebbero infatti pianificando per i prossimi mesi di lavorare da remoto per un periodo di tempo lontano dalla propria residenza, perché la bellezza del luogo da cui si lavora ha effetti benefici non solo sul benessere psicofisico ma anche sulla produttività e sulla qualità del lavoro. Sono alcune delle evidenze emerse dall’analisi di un sondaggio commissionato da Airbnb su un campione di 2.000 dipendenti d’azienda e sulle ricerche di prenotazione su Airbnb nel mese di settembre.

Sognando un cambio vita, anche temporaneo
Dalle risposte sembra emergere come la pandemia abbia acceso la voglia di sperimentare un’idea di abitare un po’ più nomade e meno legata alla necessità di risiedere stabilmente in prossimità del luogo di lavoro. Addirittura il 60% ha infatti pensato di trasferirsi (1 su 4 in campagna), e anche in assenza di decisioni permanenti, il 66% ha già in programma per i prossimi mesi di lavorare da remoto lontano dalla propria residenza, magari approfittando di un periodo di vacanza.

La rivoluzione del lavoro conferma come siano cambiate anche le nostre abitudini di viaggio, facendo evolvere il vecchio concetto di bleasure: non è più infatti la trasferta di lavoro a cui ‘attaccare’ la vacanza, ma il viaggio di piacere che si porta con sé il computer: il 78% ha già deciso che combinerà le due cose. Ormai, 1 ricerca su 2 per soggiorni di oltre 7 giorni su Airbnb è vincolata alla presenza del wi-fi. Si tratta del dato più alto dell’ultimo anno.

Smart working promosso
Già in estate lo smart working ha avuto un impatto importante sulla pianificazione delle vacanze, con soggiorni mediamente più lunghi che hanno consentito spesso di conciliare vacanza e lavoro.

Del campione, 2 persone su 3 hanno sperimentato lo smart working nel corso degli ultimi 6 mesi. Il 66% ritiene di averne tratto beneficio fisico e mentale, contro il 34% che ne da un giudizio negativo. Interessante scoprire che la bellezza del luogo da cui si lavora ha un impatto anche sulla qualità del lavoro stesso e, in particolare sulla produttività (33%) e sulla creatività (28%).

A fare la differenza in particolare il tempo risparmiato pendolando ogni giorno da casa all’ufficio nel traffico delle ore di punta, che dà la possibilità di passare maggior tempo con familiari e amici (44%), fare esercizio (36%) e dedicarsi alle proprie passioni (36%).

Far quadrare i conti
Come fare per i costi? 1 intervistato su 4 cita le ragioni economiche come il principale deterrente ad avventurarsi fuori casa. Fra chi invece è deciso a di spostarsi, il 35% affitterebbe la prima casa a breve o lungo termine – magari proprio ad altri remote worker – mentre solo il 16% la lascerebbe vuota. Meglio piuttosto lasciarla a parenti (24%) o amici (7%). Per quanto riguarda la spesa programmata per la “vita fuori porta”, il 32% vorrebbe mantenere un budget per persona per notte inferiore ai 50 Euro, anche se non manca chi sarebbe disposto a investire anche fra i 100 e i 150 Euro (12%).