Il regista Alberto Basetti ha concepito il film come tentativo di risposta alla domanda: cosa stiamo provando a dare ai nostri figli? Ogni insegnamento diviene insopportabile monologo in un contesto che privilegia immagine e velocità. Ma la difficoltà di dialogo è soprattutto quella di comprendere se stessi, trovare una propria consapevolezza ed equilibrio. Così ognuno va alla ricerca di qualcosa che non sa comprendere: il commerciante in articoli religiosi che acquista l’armeria limitrofa (…“se torniamo alle crociate divengo fornitore totale”); suo figlio che insegue cultura e “buone azioni” con risultati disastrosi; una donna che per dare di più ai figli arrotonda prostituendosi. Una storia in cui i temi principali sono la mancanza di comunicazione ma soprattutto il tarlo del razzismo che si annida in tutta la società composta maggiormente da ben pensanti. La sceneggiatura di “Sopra e sotto il ponte” è tratta dalla omonima commedia di Alberto Basetti Premio Giuseppe Fava 1995 che dunque precede i dolorosi e tragici fatti di cronaca ai quali alcuni elementi della storia potrebbero riferirsi. Cast valido, con un particolare merito all’attore di teatro Graziano Piazza, peccato per un montaggio composto da troppi stacchi netti che alla lunga annoiano lo spettatore.