Caldo, un caldo appiccicoso e insopportabile. Poche sedie, e in gran parte pietre antichissime a fare da alloggio per le membra provate anch’esse dall’afa, come il fiato e la gola. Centinaia di persone vestite tutte uguali che prima ti controllano e poi ti stanno con gli occhi addosso, ad evitare che squilli un telefono o che qualcuno rubi preziose immagini. Il vantaggio che traggono gli occhi, però, ripaga ampiamente tutto: una vista mozzafiato, il mare che abbraccia il vulcano, un monte maestoso che si tuffa in una delle acque più ricercate da chi pronuncia la parola ‘vacanza’. È Taormina, è il teatro greco. Il film festival, in questi giorni, uno degli eventi più attesi per la città e per l’intero mondo del cinema. Il ritorno della Medea di Cherubini, dopo 50 anni, Alessandra Ferri che dice addio alle scene, la bacchetta di Loryn Maazel, una serata di gala per il centenario del cinema egiziano, il Satyricon e Filottete con nomi quali Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, Michele Placido: è questo è tanto altro l’edizione 2007 del Taormina Arte, diretta da  Deborah Young, critica cinematografica americana e corrispondente di Variety, ed Enrico Castiglione, regista di teatro musicale e fondatore di diversi festival, tra i quali il Festival Euro Mediterraneo. Su tutto, poi, il cinema: un vero e proprio sbarco hollywoodiano, con il ritorno delle principali majors americane sul palco: Un chiaro segnale – sottolinea Deborah Young – del loro rinnovato interesse nella capacità del festival di creare un’attraente vetrina per il cinema internazionale. Pellicole importanti come Lucky You diretto da Curtis Hanson con Eric Bana e Robert Duvall, e Flyboys, diretto da Tony Bill, vengono presentati al teatro greco. Maggior risonanza, però, è per la pellicola della Paramount diretta da Michael Bay e prodotta da Steven Spielberg: Transformers. Regista e protagonista, Shia Lebouef, sono saliti sul palco prima della prima proiezione ufficiale (la prima mondiale): il primo ha ricevuto il Taormina Award, immediatamente dopo la consegna dello stesso premio a Margherita Buy per mano di un ottimo Silvio Orlando. E poi Hollywood si fa notare: un maestoso spettacolo di luci a precedere l’avvio della pellicola, con fasci colorati che grazie a leggeri getti di fumo sembrano diventare solidi, e dopo aver realizzato affascinanti disegni sullo schermo saltano via e cominciano ad avvolgere l’immensa platea che dopo qualche minuto di sbigottimento inizia ad applaudire entusiasta. Un’americanata, preannunciavano in molti, ma la presenza di Spielberg ha un po’ spiazzato chi si aspettava dai Transformers solo spari, esplosioni e battute surreali. Alcune trovate azzeccate e un’aria non troppo fantascientifica hanno contribuito a gettare il pubblico in atmosfere un po’ da E.T., un po’ da guerre epiche. Robot, sì, e tanti proiettili, ma anche una prima parte bilanciata e ben costruita, in modo da tenere lo spettatore sempre desto (e comunque l’attenzione rimane inevitabilmente alta fino alla fine). Molto da ragazzini, ma spettacolare al punto da incuriosire anche i genitori che li accompagnano. Certo, al teatro greco l’effetto sarà stato diverso dai cinema presso i quali si prepara a sbarcare il prossimo 28 giugno: elicotteri, auto e camion sembrava venissero fuori improvvisamente da quelle maestose mura antiche. In  ogni caso, però, l’evento è riuscito. Perché Taormina è Taormina.