Il 10 febbraio 2006 è uscito nei cinema The Libertine, film crudo e morboso basato sulla scandalosa vita del Conte di Rochester. John Wilmots, secondo conte di Rochester, conduce la sua vita tra alcol e donne. Il suo maggior divertimento è però quello di stuzzicare la casa reale con spietato cinismo. Nonostante ciò, la sua riconosciuta intelligenza gli permette di essere stimato da re Carlo II. L’incontro con una giovane attrice lo porterà alla rovina e ad una morte prematura dovuta all’alcol e alla sifilide. Con questo film il regista Laurence Dunmore tenta il difficile compito di conciliare teatro e cinema. Il tentativo rimane tale, perché il film si rivela troppo sboccato, al limite del pornografico e le scene teatrali fini a sé stesse. Come se tutto ciò non bastasse la trama di The Libertine presenta degli improvvisi e inspiegabili vuoti narrativi, che lasciano spiazzato lo spettatore. Il film però ha anche dei pregi, primo tra tutti la rappresentazione di un’epoca dove il vizio e la lussuria regnavano incontrastati. Le scene che catturano maggiormente l’attenzione e le emozioni degli spettatori sono sicuramente quelle che aprono e chiudono il film, cioè quelle del monologo di Johnny Depp alla fioca luce di una candela. Qui, lo sguardo e la voce dell’attore dominano completamente la scena rendendo superflui altri personaggi. E’ questo la scena in cui cinema e teatro si fondono meglio. Non voglio piacervi, non vi piacerò” dice Depp all’inizio del film. Sbaglia e sbaglia chiunque si fidi di questa sua frase. Johnny Depp, ormai abituato alla parte del bello e dannato, piace fin troppo. La sua interpretazione magistrale tiene a galla da sola un film non certo eccelso, mettendo in ombra anche un John Malkovich non all’altezza della sua fama. Nel complesso il film, pur non essendo un capolavoro, è certamente interessante, ed è consigliato, oltre che alle ammiratrici di Depp, a tutti coloro che vogliono conoscere un personaggio storico e un’epoca forse non così tanto distanti da noi. massimiliano valenzano