Esce nelle sale il 12 gennaio UNA VOCE NELLA NOTTE, diretto da Patrick Stettner e tratto dall’omonimo romanzo semi autobiografico di Armistead Maupin.

Al suo secondo lungometraggio, il regista e sceneggiatore Patrick Stettner affronta il romanzo più avvincente di Armistead Maupin, nel quale Gabriel Noone (Robin Williams) è un romanziere di successo che presenta da anni un programma radiofonico notturno. La sua vita e la sua carriera sono in crisi; il suo partner da otto anni, molto più giovane di lui e sieropositivo, Jess (Bobby Cannavale), se ne è appena andato da casa e Gabriel soffre della sindrome del blocco dello scrittore. Deve alla stazione radiofonica cinque storie e per il momento non vede alcuna via d’uscita. Il suo amico Ashe (Joe Morton), un curatore di romanzi, gli consegna un manoscritto intitolato “The Blacking Factory”. Il libro di memorie, scritto dal quattordicenne Pete Logand (Rory Culkin), racconta nei dettagli gli orrori dell’infanzia del giovane e include anche le cronache delle regolari molestie subite dai genitori e dai loro amici. Gabriel comincia a trascorrere ore al telefono con il ragazzo, fino a considerarlo una sorta di figlio. Ma quando deciderà di andare a conoscere il giovane, la sua vita ordinata e le sue certezze verranno messe completamente in gioco, fino a dubitare dell’esistenza stessa di Pete.

Armistead Maupin ha definito UNA VOCE NELLA NOTTE “un thriller del cuore” nell’ambito del quale Gabriel farà cose impensabili pur di scoprire la vera identità di Pete. Nelle mani di Stettner, che si spinge oltre quanto già fatto con il suo film di debutto presentato al Sundance e intitolato “The Business of Strangers,” UNA VOCE NELLA NOTTE diventa un classico film giallo che esplora abilmente i temi dell’identità, dell’ossessione e della sublimazione.

Come romanzo, aveva tutte le basi per diventare un grande successo commerciale. Il libro si poneva come un racconto “autobiografico”, che rifletteva alcuni traumi e accadimenti personali di uno degli autori più amati degli Stati Uniti. Il lavoro del protagonista – che fa il narratore radiofonico – si prestava perfettamente per rendere al meglio le irresistibili novità del mondo dei media, della radio tradizionale e le emergenti possibilità di Internet.

“Volevo costruire la suspense in maniera sottile e allusiva cosicché il pubblico non capisse subito da dove arrivavano la minaccia e il pericolo.” Continua Stettner:“Non volevo che l’elemento thriller attirasse interamente l’attenzione del pubblico ma desideravo che fosse un qualcosa di inconscio, di inconsapevole e che derivasse più dal paesaggio psicologico che da un espediente narrativo o della trama.”