Venezia.”Non ha qualcosa in terra alla quale si possa paragonare”.Così Francesco Sansovino. E noi sfogliando il bellissimo volume Venezia, edito Sassi, non possiamo che associarci mentre intraprendiamo questo viaggio di carta tra preziosità e una forma urbis quasi intatta, nonostante le offese in alcuni punti. Del resto Venezia significa “Veni etiam, cioè vieni ancora e ancora” e allora forza venite con noi.
Vedremo una città “fondata senza fondamenti. Non per opere umana ma divina” così ribadiva Domenico Martinelli nel 1682 all’interno della fortunata guida della città, Ritratto di venezia, evidenziando il fine pedagogico insito nella visita alle chiese veneziane , sacrari di glorie patrie.
Così “fondata senza fondamenti”, sostenuta da “tenerissimo fango”, Venezia innalza al cielo palazzi che torreggiano immobili sull’acqua e lungo le sinuosità del Canal Grande. Una città così non poteva essere opera umana, ma divina. Concepita senza muraglie e bastioni, è aperta giorno e notte a tutti, custodita solo dal Cielo. Fu così che dalle origini fino al 1797, anno della caduta, la classe dirigente idealizzò Venezia come lo stato perfetto che si specchia nello splendore dei suoi palazzi e nell’originalità della sua struttura urbanistica.
Invidia, dunque per l’altera Roma, ma anche Athenae, Sparta, Alexandria. Invidia per Palazzo ducale, Piazza San Marco, la Basilica dell Salute, i dipinti del Canaletto, le architetture Palladiane…Invidia anche per i foschi presagi di byroniana memoria:di tredici secoli di ricchezza e di gloria, non rimangoono che ceneri e pianto.
VENEZIAdi Massimo Favilla e Ruggero RugoloFotografie: Luca SassiSASSI EDITORE