Forum, community, chat, blog. In una sola parola internet. Quel mondo parallelo alla realtà dove milioni di giovani hanno imparato a muoversi con disinvoltura. Un mondo all’interno del quale la web generation, ossessionata dal bisogno di condividere esperienze e raccontarsi, cerca emozioni forti con il rischio, spesso, di degenerare. Il web per i giovani è informazione, curiosità, ma anche sesso violento, perversione, razzismo. E, quello che qualche anno fa era il frutto del progresso tecnologico, ora è diventato lo specchio collettivo della società contemporanea. Possiamo chiudere gli occhi e non guardare; ma possiamo anche aprirli e osservare. Perché c’è tanto da vedere. Internet, una vetrina dove la propria identità viene esposta alla mercè di tutti. Un luogo che annulla la differenza tra pubblico e privato.  Cosa spinge, allora, le giovani generazioni a navigare in questo angolo oscuro della rete? La  solitudine, il mercato, l’esibizionismo?  Si forse la solitudine. La stessa di cui soffriva Megan Meier, 13 anni. La sua timidezza le impediva di avere rapporti reali. Li cerca altrove, in rete. Conosce un ragazzo che dopo qualche “chattata” le dice di non voler più essere suo amico perché su MySpace si legge: “Megan è grassa, Megan è una puttana”. Megan non ce la fa e si uccide. Saranno i suoi genitori a scoprire che l’amico virtuale vestiva i panni delle vicine di casa.  C’è poi il mercato. Nella vita reale, quella di tutti i giorni, pochi riuscirebbero a spogliarsi in strada o in una piazza gremita di gente. Ma su internet nulla è impossibile. Basta cliccare su YouTube per vedere filmati di strip tease con protagoniste ragazze adolescenti o lap dance nei bagni della scuola. Tutto senza abiti addosso. C’è chi va oltre e si fa filmare durante un rapporto sessuale. “L’ho fatto sperando che qualcuno mi notasse” ha affermato una delle protagoniste del filmato. In mostra, quindi, senza pudore, con la speranza che qualcuno le offrisse uno spazio retribuito. Anche l’esibizionismo gioca un ruolo fondamentale nel mondo parallelo che è la rete. Non serve un talento particolare e nessuna scuola di regia. Basta un telefonino per riprendere l’amica che muore investita da un autobus per riderci su o le botte al compagno down. E ancora, l’insegnante sbeffeggiato, la prof. molestata, il crocifisso picconato. Serve solo una telecamera che riprenda la realtà. L’importante è filmare e l’audience è assicurata, il successo garantito. E se qualcosa di interessante non succede, bisogna inventarsela perché possa essere ripresa e messo su You Tube. L’importante è la diretta. Non c’è notizia, non c’è uno scopo, né la differenza tra bene e male. Internet annulla le distanze e anche le differenze.  Ma è davvero cosi tanto pericolosa la web generation? A preoccupare, in realtà, non sono i giovani ma la filosofia di internet: Qualunque cosa esiste solo se può essere filmata e mostrata”. You Tube, dunque sono!