Un avatar che si interroga sul senso della vita, due robot che esplorano la relazione tra uomo e macchina, una live simulation  che si auto genera all’infinito costruendo mondi  sempre diversi, forme ibride di sapore dada-surrealista, la figura della Bellona di Rubens ridisegnata ossessivamente da un software, gli andamenti della Borsa che diventano colori di pitture astratte; tutto questo e molto altro è LOW FORM. Imaginaries and Visions in the Age of Artificial Intelligence, il progetto a cura di Bartolomeo Pietromarchi che dal 20 ottobre 2018 al 24 febbraio  2019 porta al MAXXI i lavori di 16 artisti internazionali.

Non solo una mostra ma un laboratorio di studio e confronto su temi e questioni legati al nostro rapporto con la tecnologia e gli incredibili scenari aperti dalla sua evoluzione: un’ampia riflessione che si sviluppa attraverso un ricco programma di incontri con esperti e studiosi  internazionali realizzato con il supporto di Google Arts & Culture, tra cui tra cui l’artista Jon Rafman (23 ottobre), Padre Paolo Benanti e lo storico dell’arte Francesco Spampinato (30 ottobre), il filosofo Luciano Floridi (15 novembre); una rassegna video e una pubblicazione edita da cura.books, con un’antologia di importanti testi teorici tra cui quelli di James Bridle, Nora Khan, Luciana Parisi e Hito Steyerl e contributi visivi inediti degli artisti.

Gli artisti coinvolti, che hanno esposto nelle più importanti istituzioni internazionali, dal MoMA al New Museum di New York alla Serpentine Gallery di Londra, dal Musée d’Orsay di Parigi allo Stedelijk Museum di Amsterdam, sono esponenti di spicco della Millennial Generation, esploratori di un nuovo immaginario prodotto dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale e suggestionato dalla rivoluzione digitale in atto, capaci di produrre visioni distopiche del presente e del futuro.
Influenzati dalla cultura globalizzata e dalla commistione tra discipline e in grado di muoversi tra  riferimenti culturali diversi e trasversali, le loro opere, creazioni ibride che intrecciano  visual, digital e sound, rappresentano un Surrealismo del XXI secolo, tra inconscio tecnologico, processi automatici, algoritmi creativi e Deep Dream.

LOW FORM rende reale il panorama virtuale di cui gli artisti sono pervasi e accoglie, in un percorso immersivo, multimediale e multisensoriale, oltre 20 grandi installazioni. Tra queste im here to learn so :)))))) (2017) di Zach Blas & Jemima Wyman che ha per protagonista Tay, un chatbot con una componente di intelligenza artificiale realizzato da Microsoft e poi dismesso nel 2016 perché hackerato. Gli artisti fanno parlare la personalità di questo Avatar 3D in un video a 4 canali montato su uno sfondo psichedelico realizzato con la tecnica del Deep Dream, un programma per la creazione di visioni artificiali. Tay si interroga sul senso della sua esistenza e manifesta i suoi sentimenti di intelligenza frustrata dalla mancanza di fisicità.

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
www.maxxi.art – info: 06 32.48.61; info@fondazionemaxxi.it
orario di apertura: 11.00 – 19.00 (mart, merc, ven, sab, dom) |11.00 – 22.00 (giovedì) | chiuso il lunedì