Keith Haring era un creativo. Era, perché nel 1990 è morto di Aids, a soli trentuno anni. Creativo, perché in poco più di dieci anni ha bruciato le tappe con le sue opere: “Un’arte per tutti, con un linguaggio nuovo”, come ci ricorda Julia Gruen, assistente personale dell’artista e oggi direttore della Keith Haring Foundation, e che insieme a Gianni Mercurio ha curato l’esposizione alla Triennale di Milano. Una rassegna, secondo i curatori, all’altezza del mito dell’artista: 100 dipinti, 40 disegni, numerose sculture totemiche in legno e in metallo, alcune opere su tele di oltre 10 metri, come le scenografie per la discoteca Palladium di New York e una vasta documentazione fotografica, con circa 600 immagini che accompagnano il visitatore in un contesto di trent’anni fa. Negli anni ’80 Keith Haring ha costruito una comunità artistica totalmente alternativa a quella che si sviluppa tra gallerie e musei, spostandola nelle strade, nelle metropolitane e nei club newyorkesi. Utilizzando simboli universali come amore, sesso, vita, morte e guerra, l’artista ha reso la sua arte graffita riconoscibile, e quindi accessibile, ad un vasto pubblico. Dagli esordi anticonformisti di New York dove realizza piccole opere urbane spontanee, spesso illegali, su pannelli pubblicitari della metropolitana, fino alla consacrazione definitiva nel 1986 quando apre il suo primo negozio d’arte, il pop-shop, sponsorizzato da Andy Warhol. I suoi pupazzetti, le sue figure stilizzate e surreali diventano immagini familiari ai pendolari americani, che spesso incontrano l’artista al lavoro negli androni della metropolitana: un laboratorio attivo dove sperimentare le proprie idee, come amava dire lo stesso Haring. Nel 1988 lo spettro dell’Aids: la sua filosofia artistica di libertà, critica dei pregiudizi sessuali e culturali della società, lo carica di un fardello troppo pesante. Conscio di questo, Crea l’anno successivo, la Keith Haring Foundation che attraverso la sponsorizzazione delle sue opere finanzia la ricerca e l’assistenza dei malati di Aids nel mondo: “Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi. L’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare”.  The Keith Haring Show dal 28 settembre al 29 gennaio 2006, Triennale, Viale Alemagna 6, Milano. Orari martedì – domenica, 10:30 – 20:30, chiuso il lunedì, ingresso intero euro otto. Informazioni 02/724341