I più importanti capolavori dell’arte antica appartenuti alla Collezione Scipione Borghese, oggi nucleo essenziale della raccolta di antichità del Museo del Louvre di Parigi, tornano nella loro sede originale.Evento eccezionale e unico, la mostra (coordinata da MondoMostre, resa possibile dal sostegno di Arcus, Enel, Ferrero e Air France – sponsor tecnico e curata da Jean Luc Martinez e Marie Lou Dubert  – per il Museo del Louvre, Anna Coliva e Marina Minozzi – per la Galleria Borghese)  celebra il patrimonio storico-artistico italiano in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sono tornati nella loro collocazione originaria, per la prima volta dopo 203 anni, oltre 60 opere illustri come l’immenso Vaso Borghese, con scene dionisiache del 30 a.C, l’Ermafrodito restaurato da un giovanissimo Bernini, il Sileno con Bacco fanciullo, le Tre Grazie, le Quattro Sfingi, e la celeberrima e discussa scultura policroma del Seneca Morente, che mai prima d’ora avevano lasciato il Museo parigino.Fino al 9 aprile la Galleria Borghese ospiterà i capolavori della più grande e importante raccolta di antichità esistente al mondo, e lo farà restituendo alla collezione la sua sede originale. Il patrimonio archeologico dei “marmi Borghese”, oggi gloria classica del Louvre, formano una delle più “sensazionali vendite mai avvenute”. Nel 1807, Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte, accettò di vendere 514 pezzi, tra statue, vasi e rilievi, alla Francia per volontà del cognato Napoleone, che perseguiva il proposito autocelebrativo di dotare la capitale del suo impero del più spettacolare museo pubblico delle arti universali –il Museo del Louvre, già Musée Central des Arts, negli anni della rivoluzione,  tra il 1903 e il 1915 prende il nome di Musée Napoléon. Tra la fine del 1807 e il 1808, in seguito alla cessione a Napoleone Bonaparte da parte del principe Camillo Borghese, le sculture archeologiche della Villa furono smontate dalla loro sede originaria e  trasportate a Parigi. La perdita di questa straordinaria collezione ebbe un impatto fortissimo sulle coscienze del tempo. Antonio Canova, che sulle sculture della Villa aveva condotto il suo appassionato studio dell’antico, l’avrebbe definita nel 1810, davanti a Napoleone, come “una incancellabile vergogna” per la famiglia che possedeva “la villa più bella del mondo”.