É un singolare destino che la mostra di Edward Hopper arrivi a Roma contemporaneamente a quella di Caravaggio. Non è immediato, ma è evidente che la visione dei due pittori è ispirata allo stesso principio di una totale adesione alla realtà che si vede…Così Vittorio Sgarbi a proposito della mostra su Edward Hopper che dopo  l’enorme successo a Palazzo Reale a Milano, arriva a Roma dal 16 febbraio al 13 giugno, nelle sale del Museo Fondazione Roma.L’evento, promosso dalla Fondazione Roma, grazie all’iniziativa del Presidente Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, prodotto con il Comune di Milano – Cultura ed Arthemisia Group, in collaborazione conil Whitney Museum of American Art di New York e la Fondation de l’Hermitage di Losanna, è stato curato da Carter E. Foster e ripercorre in sette sezioni tutta la produzione di Hopper, dalla formazione accademica fino agli ultimi anni. Una mostra unica, che svela il legame profondo tra gli scenari della vita quotidiana e la realtà interiore, con una efficacia che fa convivere gli opposti: il realismo e la simbologia, la semplicità e la complessità, la serenità e l’inquietudine. Sono i traguardi propri dei grandi artisti, capaci di parlare a tutti.Oltre alle 160 opere esposte alla mostra milanese, a Roma sono giunti altri grandi capolavori dell’artista, quali il bellissimo Self-Portrait del 1925-1930 e, inoltre, The Sheridan Theatre (1937), New York Interior (1921 circa), Seven A. M. (1948); South Carolina Morning (1955) accanto ai relativi disegni preparatori. Dipinti straordinari che completano il gruppo delle opere celebri già presenti a Milano, tra cui Summer Interior (1909), Pennsylvania Coal Town (1947), Morning Sun (1952), Second Story Sunlight (1960), A Woman in the Sun (1961) e la bellissima Girlie Show (1941). Caravaggio potrebbe essere detto l’Hopper del suo tempo, e Hopper, il Caravaggio del nostro, scrive Sgarbi nel saggio in catalogo (Skira), un Caravaggio americano, poi, stabilendo un’altra vertiginosa similitudine, a dispetto del silenzio e della solitudine che domina i dipinti di Hopper: quella con il poeta americano Walt Whitman.Mark Strand, scrittore americano di Sun in an Empty Room scrive: “L’ultimo grande dipinto di Hopper, una visione del mondo senza di noi; non solo un luogo che ci esclude, ma un luogo svuotato di noi stessi”. Contralta Sgarbi: In una stanza come quella, tre secoli e mezzo prima, Caravaggio aveva immaginato la sua Vocazione di Matteo. Nel mondo di Hopper non c’è più spazio per i santi e neanche per gli uomini. EDWARD HOPPER
Fondazione Roma Museo
Via del Corso 320, Roma
T 06 6786209Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10 alle 20
Lunedì dalle 10 alle 15
Venerdì e sabato dalle 10 alle 22
La biglietteria chiude un’ora primaBiglietti
Intero: Euro 10,00
Ridotto: Euro 8,00
Scuole: Euro 4,50
Biglietto famiglie: Euro 20,50