Alla chiusura della mostra tre importanti opere sono state trasferite a Venezia per essere accolte dal padiglione italo-latino americano della Biennale, in una sala personale allestita nelle stanze nobili di Palazzo Zenobio, all’interno della mostra Territorios.
A un anno dalla morte di Eielson (Lima, 1924- Milano 2006), la mostra presentata nel video da Rachele Ferrario e la presenza in Biennale voluta dalla curatrice del padiglione IILA, Irma Arestizabal, sono un omaggio alla natura poliedrica dell’artista che si muoveva nei territori di pittura, scultura e azione, scrittura, teatro e musica, tessendo il filo di una poetica multiforme.
Celebre nel mondo delle arti visive per l’invenzione del “Nodo-Quipus”, Eielson trova in esso il collegamento ideale tra la cultura dei popoli precolombiani e la propria vicenda artistica, facendolo diventare dagli anni Sessanta un nucleo semantico ed estetico con svariati significati personali e storici.
L’itinerario si è manifestato con l’esplorazione infinita del paesaggio nativo, la costa del Pacifico, in una pittura-materia impastata di cementi e di sabbie (Paesaggio infinito della costa del Perù, 1958). Poi, in una adesione all’esistenza dell’uomo si è espressa nella manipolazione di oggetti quotidiani riportati sulla superficie della tela: capi di vestiario, giacche, camicie, cravatte, jeans, abiti da sera (Abito da sera 1962, Agonia, 1963) che alla fine sono stati annodati. Il suo interesse per la simbologia e per la funzione sociale del vestiario è presente anche nel romanzo El cuerpo de Giulia-no, 1971 e nel poema Noche oscura del Cuerpo, oltre che nelle varie performance e installazioni realizzate per le principali mostre internazionali, dalla Biennali di Venezia (1964-1966-1972-1988) a Documenta di Kassel, dal grande Quipus delle Nazioni per le Olimpiadi di Monaco del 1972 alla performance Paracas-Pyramid per la Kunstakademie di Dusseldorf (1974).
Il nodo in quanto tale si riscontra in ogni stadio di civiltà. Eielson non pretese di elaborare nessun linguaggio ma trovò nell’antico segno quechua un fondamento artistico e antropologico da cui far partire la propria estensione immaginaria. Il nodo è il momento di incontro fra i suoi vari codici espressivi e fra le sue origini e culture (nazca, svedese, spagnola, italiana), è la perfetta sintesi culturale, simbolica e magica di tutta la sua opera ed era inteso come un fulcro di serenità, di solidarietà e di pace in questo nostro tormentato pianeta.
Padiglione Italo-Latino Americano
Palazzo Zenobio
Collegio Armeno
Dorsoduro 2596 – Venezia
dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 18.30
giovedì dalle 11.00 alle 21.30
Informazioni
Il Chiostro Artecontemporanea
viale santuario, 11
Saronno
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