Lo scenario con cui molti dei maggiori protagonisti europei desiderano confrontarsi è quello, straordinario, del Parco Archeologico di Scolacium, il luogo che deriva da Minervia Scolacium, la colonia romana che s’installò nel 123-122 a.C. sulla città greca di Skylletion (prima di Balkenhol, Delvoye e Quinn, qui hanno realizzato i loro progetti Antony Gormley nel 2006 con Time Horizon e nel 2005 Tony Cragg, Jan Fabre e Mimmo Paladino).
L’evento espositivo è organizzato anche quest’anno (14 luglio-14 ottobre 2007) dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Catanzaro con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria.
La scelta di far convivere la poetica di tre artisti come Stephan Balkenhol (Frizlar/Hessen, Germania 1957), Wim Delvoye (Wervik, Belgio, 1965) e Marc Quinn (Londra, 1964) che Alberto Fiz, curatore del progetto, ha deciso di coinvolgere per questa terza edizione, non è affatto casuale. La cifra di Intersezioni, ovvero una relazione forte tra luogo e creazione d’artista, è quest’anno potentissima ed emozionante e prima di realizzare i loro interventi, i tre artisti hanno voluto vivere il luogo, lasciarsi fascinare dagli antichi edifici, prima di progettare i loro interventi.
Con tecniche, modalità e poetiche assolutamente autonome, spiega Alberto Fiz, Balkenhol, Delvoye e Quinn, appartenenti alla medesima generazione, hanno saputo cogliere l’evoluzione della scultura ponendosi in relazione dialettica nei confronti della storia dell’arte, intesa come comune bagaglio culturale da cui attingere  Se le figure in legno intagliate di Balkenhol fanno riferimento alla tradizione medievale e al Rinascimento del Nord Europa, le creazioni in acciaio corten di Delvoye si richiamano al gotico, mentre Quinn, con i suoi marmi, bronzi e cementi, rielabora il concetto stesso di classicità. Del resto, in questo luogo magico e incontaminato della Calabria a pochi chilometri da Catanzaro, nel comune di Borgia, in uno spazio di 40 ettari, si coglie la silenziosa potenza di una storia millenaria testimoniata da uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia meridionale, preziosa stratificazione di civiltà: greca, successivamente italica, quindi romana e infine normanna.
Il luogo diventa non solo la sede espositiva ma il punto focale di un’indagine a tutto tondo in grado di recuperare un’unità che appariva perduta. Quest’anno, poi, si assiste ad un progetto integrato che, per la prima volta, coinvolge anche l’importante Museo Archeologico di Scolacium dove sono collocate tre sculture di Quinn. Balkenhol ha scelto come suo terreno d’azione il Museo del Frantoio, già scenario nel 2006 della suggestiva esposizione dedicata a Gormley. Per quanto riguarda gli spazi esterni sono oltre 40 i progetti installativi proposti con opere talvolta inedite e generalmente mai esposte prima d’ora in Italia.