50 ritratti di celebrities, attori e registi – realizzati tra il 1976 ed il 2007 – danno vita alla mostra “Movie Stars. Ritratti di Timothy Greenfield-Sanders” al Museo Carlo Bilotti ­Aranciera di Villa Borghese, dal 17 ottobre 2007 al 13 gennaio 2008. “Movie Stars. Ritratti di Timothy Greenfield-Sanders” propone 50 scatti in bianco e nero e a colori, di varie dimensioni – dalle più piccole (70×50 cm) ai ritratti più imponenti (180×150 cm). Nelle fotografie dell’artista compaiono i protagonisti degli ultimi 40 anni di cinema, celebrità internazionali che hanno arricchito la “settima arte” operando da entrambi i lati della macchina da presa, sia in qualità di registi sia di attori.  Timothy Greenfield-Sanders lavora sul tema dell’identità: quella dell’artista, quella del soggetto, quella della foto, quella dell’opera d’arte. In mostra gli imponenti e leggendari registi Orson Welles ed Alfred Hitchcock, l’irriverente ed irrefrenabile Spike Lee ma anche lo schivo e solitario Woody Allen (il cui ritratto è stato realizzato proprio in occasione di questa mostra). Il fascino di attori ed attrici in mostra spazia dalla sbalorditiva seduzione di Nicole Kidman, al glamour e al fascino di Julianne Moore, dalla giovane e spigolosa Rose McGowan all’indipendenza e alla creatività di John Malkovich. I ritratti di Timothy Greenfield-Sanders sono esposti nelle collezioni delle principali istituzioni culturali a livello internazionale tra cui il Museum of Modem Art, il Metropolitan Museum of Art, il Whitney Museum, il National Portrait Gallery, il Getty Museum e il Museum of Fine Arts di Houston. In tutto il mondo sono pubblicati volumi in cui compaiono le sue immagini di personaggi famosi, artisti, star del cinema, rock star, porno star, scrittori e presidenti americani. Timothy Greenfield-Sanders è anche “contributing photographer” della rivista Vanity Fair.  La capacità espressiva di Timothy Greenfield-Sanders sta nel sapersi porre in sintonia con il modello nel giro di pochi minuti. È nota la sua abilità nel mettere a proprio agio il soggetto. Il suo occhio si pone in un “ascolto” simile a quello dell’orecchio-specchio dell’analista e, così come l’analista non si accontenta di raccogliere la parola del paziente, la sua fotografia punta a catturare il lato migliore e al tempo stesso l’aspetto più “vero” della persona che ha di fronte, per trasmetterlo allo spettatore. Così emergono dalle foto di Timothy Greenfield-Sanders l’autoironia di Woody Allen, l’eleganza ”british” dell’attrice Rachel Weisz, il particolare sense of humor di Wes Anderson, venato di malinconia, la forza di carattere dell’attrice inglese Helen Mirren.  Il risultato è un’immagine di grande potenza psicologica, che coniuga l’eleganza estetica con la qualità tecnica e in cui è subito riconoscibile la misura stilistica del fotografo, al punto da rendere inconfondibili le sue opere. Ogni sua foto è uno specchio il cui punto focale stabilisce una triplice corrispondenza: tra la visione dell’artista, lo sguardo del soggetto e gli occhi dello spettatore.