Progettata dall’artista medesima, la mostra si compone di installazioni ambientali, quadri e sculture oggettuali. Lo spettatore si troverà all’interno di un ambiente oscurato, nel quale sono stati distribuiti punti di colore illuminati: un modo per rendere appariscente quanto possa essere allucinato un semplice locale domestico, oppure camminerà in una stanza fatta di forme biomorfe e trasformata in un divertente labirinto, per giungere poi ai quadri in cui l’artista dipinge con maniacalità i suoi cerchietti o riempie scatole, scarpe, contenitori improbabili di piccole forme inquietanti, come microrganismi che ci assediano e come piccole escrescenze che crescono senza controllo. Ecco allora che emergono i fulcri su cui è disegnata l’esposizione e l’intera produzione dell’artista: l’odio/amore per il controllo, appunto, ma anche il fare manuale e la creatività in generale come antidoto all’ansia. Persa dentro a un puntino e moltiplicata da muri di specchi: è così che vediamo Yayoi Kusama, la più importante artista giapponese vivente. Il fatto è che a Tokyo, negli anni Cinquanta, era difficile essere una ragazza con desideri di originalità e indipendenza. Sostenuta da un narcisismo divertito ma devastata da una sensibilità ossessionata, spinta dal desiderio di porsi allo stesso livello dei maschi, aiutata dal suo talento multiforme, Yayoi Kusama se ne andò negli Stati Uniti dove visse tra il 1957 e il 1973. Inserita nel fermento artistico di New York, non si sottrasse ad happening per la pace in Vietnam e soprattutto per l’autonomia femminile. Malgrado abbia girato film, redatto riviste e partecipato ad attività sperimentali di ogni tipo, il suo lavoro è ampiamente riconoscibile per l’utilizzo di pallini, reticoli, specchi e tutto ciò che mette in crisi la percezione, comunicando il suo disagio con opere che generano da una parte un vissuto giocoso, dall’altra una perdita dell’orientamento. La sua poetica si è comunque incrociata con quella di molti protagonisti del nostro tempo: ricordiamo le collaborazioni col musicista Peter Gabriel, con il fotografo Nobuyoshi Araki, con lo stilista Issey Miyake. Dopo la vasta notorietà raggiunta grazie a mostre tenute nei maggiori musei del mondo, in Italia l’hanno resa particolarmente nota le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia, nel 1966 e nel 1993, quando fu scelta come rappresentante per la propria nazione d’origine: la ragazzina ribelle aveva vinto, anche se forse a prezzo del proprio stesso equilibrio. YAYOI KUSAMA. Metamorfosi Dal 15 settembre 2006 al 7 gennaio 2207 Palazzina dei Giardini. Galleria Civica di Modena c.so Canalgrande, Modena Info: Tel. +39 059 2032911, 2032940 fax 2032932 Orari: da martedì a venerdì 10,30 -13,00; 15,00 -18,00 sabato, domenica e festivi 10,30 -18,00. Chiuso il lunedì, 15,16 e 17 settembre, in occasione del festivalfilosofia 2006, apertura dalle 9,00 alle 23,00 Organizzazione e Produzione: Galleria Civica di Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Immagine: YAYIOI KUSAMA, Video Room, 2001, Installation view: Solo exhibition Yayioi Kusama at Maison de la culture du Japon, Paris ©Yayoi Kusama